Gente del Rajasthan: volti, sguardi, sorrisi colti viaggiando a Jaipur, Jodhpur, Jaisalmer e Bikaner.
Tre viaggi confusi in un’esperienza unica e diversa.
Immagini scelte fra centinaia
solo perchè capaci di rinnovare una sensazione piacevole, di conforto.
Immagini ordinate secondo
un percorso di pensieri del tutto personale;
ma non per questo incomprensibile,
se le immagini sono capaci di accompagnare lo sfogliare delle pagine
sulla traccia profumata che conduce
a Nirmal Hriday.
Varanasi, la città sacra dell'India. Tre giorni spesi a passeggiare avanti e indietro per i ghat.
.
Torniamo al 2006: viaggio in Rajasthan. Meta classica del turismo ricco, facile. Una visione dell’India “non è così impressionante come dicono”. E poi le regge dei Maharaja trasformate in alberghi, che favola!
Ma nella classifica dei ricordi, la fiera del bestiame di Nagaur batte tutti. Uno spettacolo unico: una valle biblica dove la polvere satura di ocra la luce radente dell’inizio e della fine di ogni giorno. Si inizia a camminare all’alba, con intere famiglie che preparano la colazione e, con naturalezza, fanno toeletta. E si continua per tutto il giorno errando lungo un percorso disegnato dalla curiosità fra venditori di dromedari, cavalli e tori esibiti con orgoglio.. Ecco uno spettacolo equestre improvvisato. Il cavallo è tutto agghindato e il padrone lo fa camminare sulle zampe posteriori, per mostrare a tutti la bellezza e la forza del suo animale. Il pelo dei dromedari viene tagliato per disegnare ghirigori sul manto e c’è anche il piercing delle labbra e dei padiglioni auricolari. Le trattative sono serrate: l’acquirente studia l’animale, ispeziona il cavo orale, palpa l’addome. Quando si china e gli porge un pugno di fieno, è il segno che l’acquisto è concluso. L’animale adesso è suo, d’ora in poi sarà lui, il nuovo padrone, ad averne cura. Ci sono anche i venditori di peperoncino, seduti fra decine di balle di iuta. Ti chiamano per mostrarti la qualità del loro prodotto e con poche rupie puoi portartene a casa una borsa da supermercato. Le donne lavano, cucinano e accudiscono ai bambini. Tutti partecipano. C’è chi inforcati gli occhiali seleziona con cura lo sterco di dromedario, chi porta il fieno, chi gioca a rincorrersi. Gli uomini in piccoli gruppi chiacchierano o giocano a carte. Nessuno si sottrae all’obiettivo. Anzi molti chiedono di essere fotografati e ti dettano il loro indirizzo. Al tramonto si accendono i fuochi e l’aria è polvere ocra e fumo azzurro. E’ il momento di cenare e prepararsi alla notte fumando il cilum.
Dovendo raccomandare un viaggio, la fiera di Nagaur è una destinazione unica. Si tiene ogni anno fra Gennaio e Febbraio. Sebbene Nagaur sia a metà strada fra due mete turistiche gettonate, Jodhpur e Bikaner, nel 2006 i turisti erano pochi: noi e un pullman di francesi.
Così pochi da essere noi stessi un’attrazione della fiera.
E’ meglio affrettarsi, prima che i tour operator rovinino tutto.
Torniamo al 2006: viaggio in Rajasthan. Meta classica del turismo ricco, facile. Una visione dell’India “non è così impressionante come dicono”. E poi le regge dei Maharaja trasformate in alberghi, che favola!
Ma nella classifica dei ricordi, la fiera del bestiame di Nagaur batte tutti. Uno spettacolo unico: una valle biblica dove la polvere satura di ocra la luce radente dell’inizio e della fine di ogni giorno. Si inizia a camminare all’alba, con intere famiglie che preparano la colazione e, con naturalezza, fanno toeletta. E si continua per tutto il giorno errando lungo un percorso disegnato dalla curiosità fra venditori di dromedari, cavalli e tori esibiti con orgoglio.. Ecco uno spettacolo equestre improvvisato. Il cavallo è tutto agghindato e il padrone lo fa camminare sulle zampe posteriori, per mostrare a tutti la bellezza e la forza del suo animale. Il pelo dei dromedari viene tagliato per disegnare ghirigori sul manto e c’è anche il piercing delle labbra e dei padiglioni auricolari. Le trattative sono serrate: l’acquirente studia l’animale, ispeziona il cavo orale, palpa l’addome. Quando si china e gli porge un pugno di fieno, è il segno che l’acquisto è concluso. L’animale adesso è suo, d’ora in poi sarà lui, il nuovo padrone, ad averne cura. Ci sono anche i venditori di peperoncino, seduti fra decine di balle di iuta. Ti chiamano per mostrarti la qualità del loro prodotto e con poche rupie puoi portartene a casa una borsa da supermercato. Le donne lavano, cucinano e accudiscono ai bambini. Tutti partecipano. C’è chi inforcati gli occhiali seleziona con cura lo sterco di dromedario, chi porta il fieno, chi gioca a rincorrersi. Gli uomini in piccoli gruppi chiacchierano o giocano a carte. Nessuno si sottrae all’obiettivo. Anzi molti chiedono di essere fotografati e ti dettano il loro indirizzo. Al tramonto si accendono i fuochi e l’aria è polvere ocra e fumo azzurro. E’ il momento di cenare e prepararsi alla notte fumando il cilum.
Dovendo raccomandare un viaggio, la fiera di Nagaur è una destinazione unica. Si tiene ogni anno fra Gennaio e Febbraio. Sebbene Nagaur sia a metà strada fra due mete turistiche gettonate, Jodhpur e Bikaner, nel 2006 i turisti erano pochi: noi e un pullman di francesi.
Così pochi da essere noi stessi un’attrazione della fiera.
E’ meglio affrettarsi, prima che i tour operator rovinino tutto.