domenica 30 novembre 2008

Due fotografie per sorridere


Non preoccupatevi

In seguito alle notizie di Mumbai, arrivano messaggi per sapere come sto. Grazie. Qui a Calcutta tutto tranquillo. Sono solo comparsi un po' di soldati dall'aria svogliata con tanto di tuta mimetica e schioppo.
Del resto penso di essere quasi al sicuro frequentando tutto il giorno un posto che si chiama Casa dei Moribondi e dormendo in una stanza per quattro dove e' un momento di follia poter evere una doccia calda.
Grazie a tutti del Vostro pensiero.

Kalighat

Forse ho capito che cosa e' Kalighat. Un uomo di 40-50 anni se ne e' andato subito dopo essere arrivato. Edema polmonare, probabilmente dovuto ad un infarto. Abbiamo anche tentato di rianimarlo ma non ce l'ha fatta. Mi è sembrato strano appoggiare il fonendo e non sentire il battito cardiaco. Gli ho chiuso le palpebre. “Potevano agire subito”. Questo il cruccio di Doris, un infermiera altoatesina. Non penso anche agendo subito avremmo potuto cambiare il destino di quell'uomo. Il suo destino era scritto. Invece di morire per strada è deceduto in una branda e c'è stato chi ha tentato di prendersi cura di lui, ha forse percepito la passione dei nostri sforzi di tenerlo in vita, ha certamente sentito la nostra commozione e il pianto di Doris. Forse questo è proprio lo spirito di Nirmal Hriday.

giovedì 27 novembre 2008

Oggi riposo

Giornate piene a Nirmal Hriday. Si inizia subito alle otto fino a mezzogiorno. Poi pausa spuntino (mandarini, banane, o mele comprate nel mercato locale), lettura e pisolino sulle panche (ho imparato dai giapponesi: basta rannicchiarsi e non pretendere di girarsi). Poi due pensieri di fronte al Crocefisso che domina Nirmal Hriday.

Martedi' scorso, quando sono arrivato a Nirmal Hriday il mio sguardo è subito corso alla branda numero 11. Vuota. Non e' raro ma e' sempre uno scossone alle proprie certezze di invulnerabilita'. “Perché?” ho chiesto a Sister Anila. Lei mi ha risposto che era la volontà di Dio. Mi domando se Dio non l'abbia dovuto accogliere solo perché non siamo stati capaci di amarlo.
Giornate piene, un po' fuori del mondo, con il timore di interiorizzare e di assuefarsi.
Mi hanno domandato: "Come ti trovi questa volta?". Ho risposto che era diverso. "Per forza, l'altra volta non avevi capito niente. cominci a comprendere la realtà. La prossima volta entrerai nella ferita."

domenica 23 novembre 2008

Non sembrerebbe domenica se non ci fosse la messa delle 10 a Nirmal Hriday. Oggi è venuto il neo-ordinato Padre Jacob. Il Vangelo è stato molto calzante: offri da bere e mangiare a chi ha sete e fame, vesti chi è nudo, conforta chi è solo e ammalato. Ho trovato un riscontro e un senso in queste parole e ho provato un sentimento di pace durante la celebrazione Eucaristica.

Proprio perché è domenica un passaggio da Flurys iin Park Street è doveroso. Giusto per un the e un fetta di Sacher (versione indiana senza marmellata di albicocche). Una piccola annotazione da verificare:il servizio era tutt'altro che impeccabile; camerieri immusoniti e con le bluse visibilmente macchiate. Attenzione Flurys alla prossima prova del croissant.

sabato 22 novembre 2008

Oggi la prima messa di Padre Jacob, un sacerdote indiano ordinato ieri. Grande festa alla nessa delle 6:00 a Mother House con canti in lingua locale che rivestono in modo particolare la cerimonia.

A Nirmal Hriday c'è la visita di una scolaresca. Sono ragazze attente, rispettose, curiose. Vogliono sapere e intervistano le Sister e i volontari. “Da dove vieni?”, “Perché sei qui?” “Ti piace questo posto?” “Perché sorridi?”. Rispondo che un sorriso è meglio di una pillola. Forse finisco nel giornalino della scuola. Poi si offrono di portare il cibo e soppiantano i volontari. E' un bel momento e mi sento di scattare una fotografia.

venerdì 21 novembre 2008

E una settimana se ne e' andata

Il risveglio è all'insegna del cattivo umore. Prendo tempo a letto, non perché abbia sonno: semplicemente non ho voglia di alzarmi.
Quando arrivo a Kalighat c'è un vecchietto con la febbre alle stelle e un accenno di convulsioni. Inizio a fargli impacchi di acqua ghiacciata. E mentre mi prodigo ecco che vengo pizzicato da una zanzara. Mosquito, come dicono qui. Proprio a Kalighat! Malaria, dengue o che altro, mi domando. Ormai è fatta e rimango lì con il vecchietto e la zanzara, ammirata per la mia dedizione, colpisce ancora. Cominciamo a contare i giorni e iniziamo la profilassi con clorochina. Il secondo paziente mi accoglie scuotendo la testa. Mi fa segno che va male e infatti l'odore è di cattivo presagio. Lo pulisco al meglio, compatibilmente con il suo dolore, lo medico e speriamo di aver ripagato degnamente il male che gli ho procurato.
E' poi il turno del trentenne con un enorme ascesso al gluteo sinistro. Il medico indiano con un colpo deciso gli apre un foro e incominciano ad uscire sangue e grumi di pus. Alla fine ce ne è abbastanza per fare un mezzo litro abbondante. Il poveretto va in ipotensione e solo dopo un'ora riprende un aspetto dignitoso. Comunque il suo problema dovrebbe essere risolto.
Per premio un bel caffè con la moka da Teresa, così gentile da scacciare tutto e riempire il cuore. Mi rimane la domanda se questa giornata ha avuto un gran senso.

giovedì 20 novembre 2008

Oggi vacanza (rieditato)





Giovedì è giorno di vacanza per i volontari. Quindi gita in centro. Si inizia con un espresso Lavazza da 50 rupie proprio dietro a Sudder Street. Ben concentrato, è solo troppo acidulo. Poi Sudder Street, la via dei volontari e degli stranieri. Ogni 50-100 passi ci si ferma per convenevoli con altri volontari in libera uscita.. Proprio a fianco del Hotel Maria c'è un “posto di ristoro” dove molti si fermano a mangiare (io non lo farei mai e poi mai). Un rickshaw man (altrimenti noto come uomo cavallo) insiste per portarci a Mother House. Gli compro per 50 rupie il campanello e fiero del mio trofeo nello zaino continuo il giro accompagnato dal mio sommesso scampanellio. New Market è meno affollato di quanto ricordi, forse perchè le 11:00 del mattino non è l'ora di punta. Anche i procacciatori sono meno insistenti del solito. Sono insieme a Laura (Genova) e Gaudia (Besana Brianza), appena arrivate da Dajerliing, una ragazza austriaca e Christian. Andiamo a comprare fusilli Ponte, olio Sasso, wurstel Tulip e pomodori freschi per farci una pasta fresca per cena.

Puntata finale da Curio per cambiare i soldi. Lo ritrovo sempre ben nutrito, florido. E' un buon venditore, gentile, ci offre un ottimo chai con la cannella e piazza una pashmina e un braccialetto d'argento (non antico, “vecchio”, dice lui). Pranzo da un cinese. Già non mi piacciono in Italia perché li reputo sporchi, figuriamoci qui. Denuncio di essere affetto da gastroenterite e proclamo a voce alta: “Diarrhea, much diarrhea” prima di ordinare del riso bianco, semplice riso bianco. Il gestore mi compatisce e me la cavo con 20 rupie. Non prendo nulla invece in un altro locale nella via che congiunge New Market con Sudder Street (proprio a fianco del Lytton – ah, che nostalgia!). Mi dicono sia famoso per il caffè freddo ma io non so dare conferma.
Questa giornata invece di giovarmi mi ha stancato e innervosito per la sua inutilità. Che differenza c'è fra fare due passi nel centro di Kolkata e all'Arengario? Vado a letto di cattivo umore e fatico a prendere sonno anche perché fa caldo e nel sacco lenzuolo si suda.

mercoledì 19 novembre 2008

Niente foto

Al momento mi e' difficile fotografare. Non trovo il tempo e la concentrazione.
Cerco di tamponare la carenza con una foto ripresa all'interno di un autobus.


Ci vogliono almeno 30-45 minuti per andare a Kalighat. Tutto vibrazioni, clacson, spintoni, frenate brusche (non e' necessario avvisare di tenersi ben attaccati). I momenti clou sono la salita e la discesa. Un rapido cenno d'intesa con il bigliettaio appeso fuori dalla porta a caccia di passeggeri e il mezzo accenna a fermarsi. Ma non si ferma sempre: spesso rallenta solo e si deve salire al volo. Piu' problematica la discesa. Ti devi avvicinare e allora il bigliettaio batte tre colpi contro la porta (e' la prenotazione). Il mezzo si ferma e bisogna scendere rapidamente. Meglio essere i primi, perche' se non c'e' chi sale con un ruggito il potente Tata riparte.

Il viaggio continua

17 Novembre 2008
"Che cosa ci faccio qui?"
La mattina a Nirmal Hriday è trascorsa seguendo la scia di questo pensiero e mi e' sembrato di riscoprire l'emozione di offrire.
Nel pomeriggio iscrizione. Bisogna andare a Shishu Bavan, a poche centinaia di metri da Mother House. Non c'era Sister Karina perché ammalata. In sostituzione Sister Margaret, dolce e sorridente come tutti i coreani.

Il giaciglio


18 Novembre 2008
“Che cosa sei disposto a dare?”
Ebbene la missione non è romanticismo. E' un continuo offrirsi, mettere in gioco la propria disponibilità dai disagi minimi fino ad arrischiare la propria salute.
Francamente sono impreparato.

Buffo e imbarazzante momento di volontariato. Sono arrivati 3 esterni con ferite ai piedi. Allora mi hanno messo proprio all'entrata e lì ho cominciato a pulire piedi e ferite. In vetrina, sotto gli occhi di un pubblico attento. Speriamo giudice benevolo. Certo se penso che bisognerebbe rimanere nell'ombra...

Dopo una giornata piena a Kalighat ci voleva un ristorante italiano (Ice and Fire. Io che ho sempre dichiarato a voce alta che mangiare gli spaghetti fuori dall'Italia era da idioti e che bisogna adattarsi al cibo locale, dopo tre giorni di riso scotto e verdure bollite (“vegetables” suona meglio), consigliato da una bergamasca che mi ha assicurato “Sono buoni”(quelli di Bergamo sanno cosa sono gli spaghetti?), ebbene ho ordinato un piatto di spaghetti al pomodoro. Ebbene non erano scotti: questo e la fame hanno fatto sì che li mangiassi tutti nonostante il pomodoro fosse in realtà una salsa indegna. Ottima come sempre la Kingfisher, birra indiana di gran classe (non conosco altre marche, sia inteso).


Simpatica la conclusione della serata quando una volontaria, dall'accento ticinese, non ha voluto dividere e ha pagato solo la sua pizza (240 rupie) a fronte di un costo medio di 380 rupie (7 euri). Niente di grave. Avendoci allietato la serata con i racconti delle sue opere di misericordia fra Calcutta, Cambogia e altri paesi forse avrebbe meritato il pasto gratuito.

19 Novembre 2008
La notizia del giorno è la partenza di padre Agostino, sudcoreano che avevamo incontrato già a Febbraio scorso. Dopo un anno torna nel suo paese, stanco ma felice (come parrebbe proprio). Messa a Nirmal Hriday e festa di ringraziamento. Commozione mal trattenuta al canto di saluto: ti ringraziamo con il cuore, ti abbiamo nel cuore, ci mancherai e ti benediciamo.
Beh, verrebbe da dire che la Chiesa ha un buon pastore (e non solo per le pecorelle sudcoreane).

domenica 16 novembre 2008

Alla fine sono arrivato. Alle 3 di notte ho subito riconosciuto l'odore della città, il caldo umido, le zanzare, lo smog visibile alla luce dei fari delle automobili. Non c'erano i corvi ad accogliermi: troppo presto. Ne ho visto un gruppetto che si spartiva un succulento ratto di 30-35 centimetri, vittima del traffico.
Monica House certo non è il Lytton. Si trova nel complesso della chiesa di St. James. E' in ristrutturazione e quindi un assonnato Bobby mi accompagna in una dependance (diamole un tono) con un sano profumo di disinfettante ospedaliero.



Mi invita a coricarmi in una stanza con 6 brande. Sarei solo. Anche alla luce tenue il materasso mi pare inaccettabile. Mi faccio forza e impongo di accedere alla stanza provvisoriamente definitiva, a costo di svegliare Christian. Busso e un meraviglioso accento veneto mi accoglie. Inizia così questo soggiorno. Due brande in 15 metri quadri, con bagno annesso e doccia solo ad acqua fredda. Provvisoria perché è previsto di tornare a Monica House non appena terminano i lavori, definitiva perché i lavori sono molto a rilento.

Alle sei e mezza di nuovo in piedi con l'assordante, familiare crocidare dei corvi a cui si uniscono i latrati dei cani e il canto del gallo (che non poteva mancare). Colazione con the bollente nero e pane tostato. Poi corriera 45B per Kalighat.
L'effetto rientro è meno intenso del previsto. Pare non siano trascorsi più di otto mesi. Mi oriento subito. Due ospiti mi riconoscono e mi salutano. L'hanno scampata. Uno mi abbraccia. Sister Amila mi da il suo benvenuto e si comincia. Sono un po' arrugginito e ho la sensazione di trovarmi in un area confusa fra il ricordo e la realtà. Mi accorgo che lo sguardo cerca i segni e i volti che ho lasciato. Probabilmente è questione di tempo, un residuo del primo giorno e passerà presto.

Alla Messa delle 10:00 si parla di talenti di mettere a frutto. Speriamo sia di buon auspicio.

venerdì 14 novembre 2008

E' ora di tornare



Ogni viaggio inizia con una domanda. Non sempre un viaggio solo basta per arrivare ad una risposta. Bisogna che la realtà soffi via i ricordi e tutto ritorni all'esperienza diretta, viva. Solo così, forse, si può capire se l'intuizione e la risposta coincidono.
E' ora di tornare.

martedì 4 novembre 2008

Autunno 2008

In queste ultime settimane ho ripreso a frequentare il parco e ritrovato intatta l'accoglienza della tolleranza, forse dell'indifferenza. Comunque accoglienza.



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