In realtà l’ultima fatica della premiata ditta Camilleri Andrea si intitola “Il sorriso di Angelica” (Sellerio editore Palermo, €14.00) e narra le gesta di Montalbano Salvo, commissario in Vigata.
Non accennerò all’improbabile trama, non solo per non togliere la suspense ma soprattutto perché è irrilevante ai fini della lettura. Quel che importa è che ci siano tutti gli ingredienti della ricetta, che sapientemente ordinati secondo un canovaccio sperimentato (per essere moderni: format) e mescolati nel vigatese riempiono buona parte delle 254 piccole pagine: a) i pasti del commissario al quale raramente manca il pititto con relativa descrizione del menu dei pranzi al ristorante e delle cene preparate da Adelina (la fedele cameriera) consumate in verandina fronte mare; b) l’agente Fazio, cultore dell’anagrafe dei personaggi oggetto d’inchiesta; c) gli strafalcioni dell’agente Catarella, il mago informatico; d) il medico legale, dottore Pasquano, che giocando tutta la notte a poker è sempre di malumore quando viene chiamato ad esaminare il risultato dell’ammazzatina giornaliera; e) il questore Bonetti-Alderighi, lo stupido del villaggio come momento di satira feroce verso l’establishment. La tormentata relazione con l’eterna fidanzata Livia, che fortunatamente vive a Boccadasse (niente male!) è un caposaldo narrativo che unisce le diverse puntate: dall’amore dei primi numeri siamo arrivati alla lite continua, che apre la porta alle relazioni extra del commissario con donne bellissime che finiscono sempre per essere sparate, così che non siano d’intralcio per storie future.
In questa puntata mancano: Augello, il vice, e Inge, bellissima donna nordica che vive torbide storie in quel di Vigata. Da notare invece l’aumento del consumo di whisky, che usualmente facilita i ragionamenti del commissario, e di sigarette. Per la prima volta, il commissario fa uso di intercettazioni telefoniche, così da permettere all’autore un tocco di fioretto verso l’ultimo provvedimento governativo, che contestualizza la vicenda secondo la prospettiva di un’opposizione continua e costruttiva.
Infine, tutta la vicenda è infarcita di versi dell’Ariosto per dimostrare che il commissario (e anche l’autore) è un colto intellettuale.
Perché continuo a leggere la produzione della Camilleri Andrea? Innanzitutto perché ormai tutti pensano che mi piaccia e così mi regalano l’ultima fatica dell’autore. La risposta più appropriata potrebbe essere la ripetitività. La mancanza di vere novità, che permette alla Camilleri Andrea di sfornare un numero dietro l’altro facendo felici i conti correnti di autore ed editore, è un importante fattore rassicurante: tre ore di lettura senza alcuno sforzo neuronale (si riesce a seguire il filo narrativo anche se gli occhi si chiudono a pampineddra, più o meno piacevole (ma non sarà mai una brutta sorpresa). L’appiattimento narrativo è la stessa formula per cui milioni di telespettatori seguono le serie televisive, a cominciare dai Dallas fino ai Cesaroni, i talk show, i reality e via discorrendo. L’appiattimento intellettivo non va oltre la scelta del cinepanettone: il natale lo passiamo a Miami o in Sudafrica? L’appiattimento spiega la tolleranza silenziosa nei confronti delle balle pre- e post-elettorali e dei relativi personaggi che attualmente calcano il palcoscenico politico.
Compro tutto purché non cambi nulla e mi si lasci in pace. Appiattito.
2 commenti:
Ciao! Da 'vittima' della Premiata Ditta Camilleri, condivido tutto. Solo un dubbio: la 'cammarera' non si chiama Adelina?
Ciao!
Corretto!
Posta un commento