lunedì 20 dicembre 2010

La speranza dell’imprevisto

Regalare un libro è cosa difficile. Non sempre basta scegliere l’ultima novità: è un regalo che dovrebbe essere ristretto a chi si conosce davvero per una empatia consolidata nel tempo. Chi riceve un libro scopre subito se si tratta di un dono vero. Quando scarto un libro mi sento sempre in imbarazzo. Capisco al voloTorniamo_a_casa-Cattarina_w_2 se il suo destino sarà lo scaffale della biblioteca (o il riciclo) o se lo leggerò subito: è una sensazione immediata, intima. Ed è quanto è successo quando mi hanno regalato

Torniamo a casa” di Silvio Cattarina (Edizioni ITACA).

La storia è semplice: “Sono sempre stato con i tossici, sono cresciuto e invecchiato con loro”. Silvio Cattarina sta dedicando la sua vita al recupero dei tossicodipendenti e fra le tante iniziative ha fondato 20 anni fa una comunità terapeutica, “L’Imprevisto”. Questo libro è una raccolta di pensieri, riflessioni, rimpianti, ammonimenti che assalgono il lettore, ti tolgono il fiato proprio come quando qualcuno cerca di farti partecipe di una esperienza importante, vitale. L’apparente confusione è un sintomo di passione autenticamente vissuta. Così a metà libro (sono 196 pagine, pre- e postfazione incluse) ho iniziato a ricomporre il puzzle a mio modo e mi sono gustato la lettura di ogni frammento.

Un imprevisto è la sola speranza”, è una prova di forza che, senza darci tempo di riflettere, rivela la sincerità della nostra attesa e dimostra quanto si è davvero capaci di accogliere. La descrizione di ogni arrivo di un “altro” tossico è carica di emozione: ogni incontro è una storia unica che sta per iniziare. “Nessuno può risolvere il problema di questi ragazzi, tanto meno salvarli”: l’umiltà nell’accoglienza è il primo passo. L’offerta è di un coinvolgimento pieno; il cosiddetto distacco professionale perde di senso. Per spiegare l’imprevisto Silvio Cattarina fa riferimento ai pastori che si recano alla capanna di Betlemme: non sapevano chi fosse il neonato, eppure l’hanno accolto. Oggi, occupati come simo nelle celebrazioni, solenni o pagane che siano, sappiamo riconoscere l’Emmanuele e offrirgli il calore della nostra accoglienza? Il mio pensiero è volato alla esperienza di Calcutta, trovando immediata corrispondenza. Per questo il libro mi è molto piaciuto e il dono è stato davvero azzeccato.

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