Questa mattina ho aperto l’e-mail e ho trovato questo messaggio. Così bello che non ho potuto trattenermi dal postarlo, (eccezione unica nei quasi quattro anni di pubblicazione di questo blog), perché ogni testimonianza che la gioia piena è di questo mondo deve essere divulgata. Quale migliore augurio di una buona settimana?
“Vi scrivo da (…) , ridente accozzaglia di case di fango a 2 ore di strada da N'Djamena (nord, verso il lago Ciad), capitale del Ciad. Ebbene si, sono tornata le deserto! Sembra ormai che il Sahel sia la mia destinazione... e ne sono molto contenta. Sudan, Niger e Ciad sono per tanti aspetti paesi molto differenti, ma certi paesaggi, visi, colori e sapori...eliminano le frontiere, specialmente in questa zona del mondo credo!
(…) lavora qui dall'anno scorso, quando ha risposto all'urgenza nutrizionale che ha colpito nella seconda metà del 2010 tutta la fascia saheliana. Da quella prima missione d'urgenza ne è derivata un'altra, un progetto "regolare" che ha un programma esteso su 3 anni (per iniziare, ma ci credo poco). Ci occupiamo quindi di malnutrizione, quella brutta bestia che miete vittime soprattutto tra i bimbi che hanno meno di 5 anni. Lavoriamo nella struttura dell'ospedale distrettuale (…), abbandonato o quasi (…), e collaboriamo con il ministero della salute in tutte le attività che facciamo. In ospedale ci sono attualmente una 60na di bimbi ricoverati, tra casi di malnutrizione e casi pediatrici gravi, ma aspettiamo il picco di malnutrizione (luglio-ottobre). Io mi occupo di tutta la parte di cura che non è ospedale, la "prise en charge" ambulatoriale dei bambini. Praticamente sto iniziando ora a costruire questa parte di progetto, che comprenderà anche degli studi di ricerca operazionale sulla malnutrizione infantile e materna nei prossimi mesi e anni. Il mio lavoro mi porta lontano dai centri abitati più grandi, verso i villaggi e i centri di salute più remoti e questo mi permette di toccare con mano la vera vita delle persone, di entrare nelle loro case e conoscere piu' da vicino la loro realtà. Inutile dirvi quanto ne sono contenta :) e quanto mi ritenga fortunata di avere quest'opportunità. Ovviamente c'è il rovescio della medaglia, che consiste in ore ed ore su e giù' per le dune del deserto (= ossa rotte e schiena e chiappe incollati al sedile di plastica), sete e bottiglia dell'acqua calda come la pipì, polvere ovunque... Ma non cambierei questo lavoro con nessun altro!
Nei centri di salute regna la ruggine, questa è la prima immagine, accompagnata da simpatici pipistrelli appesi ai soffitti ovunque. Lavorare in un CS non deve essere facile per niente, abbandonati da tutti e con le poche possibilità che vengono dalla vendita dei farmaci alla popolazione. Si, infatti il sistema che vorrebbe che tutti i bambini al di sotto dei 5 anni, le donne incinta e alcuni casi speciali non paghino la consultazione e i farmaci non funziona e anche una semplice tachipirina costa. Con i soldi che entrano nella cassa del CS si acquistano nuovi farmaci, si paga la benzina della moto che serve per andare a fare le vaccinazioni nei villaggi più lontani... Il povero infermiere chadiano che lavora nei CS ha del coraggio, bisogna ammetterlo.
Accanto al centro di salute c'è l'hangar MSF, fatto di paglia e legno, dove pesiamo, misuriamo e valutiamo bambino per bambino se ce ne sono malnutriti. E trattiamo con farmaci e prodotti terapeutici alimentari pronti all'uso (il famoso Plumpy Nut), gratuitamente ovviamente! Tra pianti e sussulti dei bimbi, chiacchiere delle mamme e caos generale (all'africana), riusciamo a curare e guarire questi piccoli ranocchietti pelle ed ossa grazie soprattutto alla pasta di arachidi arricchita in minerali e micronutrienti che, vi assicuro, fa miracoli.
Ovviamente non è tutto rosa e fiori e ci sono bambini che non guariscono così facilmente... a volte è necessario trasferire un piccolino in ospedale perché la gravità della situazione è tale che un ritorno a casa può essere fatale. E a volte ti trovi davanti alla scelta obbligata di lasciare un bimbo nel villaggio perché la mamma o il marito, o la nonna o chi d'altro non so, rifiuta di venire in ospedale. E li sai bene che non puoi obbligare nessuno a fare come vuoi tu, e che quel bimbo non ce la farà. Ma mandi giù e accetti. E' successo in Niger, succede qui. L'analfabetismo, le credenze popolari, la difficoltà a lasciare una casa con altri 4/5 bambini, il marito che rifiuta che la moglie si allontani, la moglie che ha paura che in sua assenza il marito trovi un'altra moglie... le ragioni sono infinite e spesso tanto lontane dalla nostra cultura da non riuscire nemmeno a capirle...
A volte invece ti trovi davanti la mamma che orgogliosa ti mostra il suo piccolo che ha preso peso e che sta meglio. La mamma che sorride se le dici che ha ben fatto e che il bambino sta andando bene, la nonna che ha preso il posto della mamma e che si occupa del suo piccolo con amore infinito. Dove trovano la forza queste vecchiette raggrinzite per fare chilometri sotto il sole con un fagottino sulla schiena per venire da noi?
Pamela, la gallina che abbiamo in giardino, ha dato vita ad un pulcino stupendo... ma ha dimenticato che aveva altre uova da covare e cosi' abbiamo perso il resto della nidiata...
Tarzan Mousse Garfield, il gattino (anche lui malnutrito) che abbiamo adottato, sta meglio e comincia a rincorrere le lucertolone che abitano in questo posto, ma non ancora i topi visto che sono più grandi di lui.
La stagione delle piogge ci ha dato un assaggio ieri della sua potenza, con venti enormi e cielo nero... ma poi ha deciso che non era ancora pronta e ha fatto dietro front.
In compenso il cielo la sera è un mare di stelle, infinito davvero.
Siamo contenti che l'epidemia di colera sembra finita, abbiamo 2 pazienti nell'ospedale da campo montato per l'occasione. Non so quanti ne abbiamo curati, ma la strategia e la prontezza di risposta dell'equipe d'urgenza sono state davvero formidabili. Con la stagione delle piogge in arrivo abbiamo un po' paura che ricominci di nuovo, ma vedremo. La sensibilizzazione continua e le zone piu' a rischio sono monitorate continuamente.
Oggi non è una grande giornata, tra la notte e la mattina sono morti 3 bimbi in ospedale... L'immagine di un corpicino senza vita ed una mamma che piange composta é straziante, e la sensazione d'ingiustizia e rabbia che forte sale da dentro si trasforma in voglia di fare, è quell'energia che ogni mattina ci fa alzare alle 6 per cominciare una nuova giornata a 45 gradi all'ombra...
Domani comincia un'altra settimana, con ottimismo!”