mercoledì 2 novembre 2011

Bicirulette

Leggo nella cronaca di Milano del Corriere della Sera di oggi che gli spostamenti in bicicletta sono 30mila al giorno. La bicicletta può essere una risposta al problema del traffico, includendo smog, ecopass, parcheggi, …

Ecco il momento per pubblicare la mia recente esperienza come uno dei trentamila.

Perché non andare a Milano in bicicletta? Ci vorrà si e no un'ora, tanto quanto si impiega coi mezzi. Complice uno sciopero dei treni, mi sono messo il casco e sono partito verso il centro di Monza, poi Sesto Marelli passando per l'ex area Falck, quindi viale Monza, piazza Loreto e infine Città Studi. Sembra facile, ma è quasi come giocare alla roulette russa.

Zero: il numero di piste ciclabili che ho trovato lungo il percorso. Nessuna traccia dell'attività del precedente sindaco di Milano, in attesa delle promesse dell'attuale. Rimane solo il ricordo del primo cittadino in bicicletta.

Pericolo automobilisti. Uno: precedenza all'auto che ti sfreccia a 10 cm per arrivare prima al successivo semaforo rosso. Segue l'automobilista che esce in retromarcia dal parcheggio, meglio se sul marciapiede o su un passo carraio. Magari sta anche parlando al telefonino: preso come è, presta attenzione solo alle cose importanti: altre auto o automezzi di grosso calibro, forse alle moto. Le biciclette sono inesistenti; il ciclista deve essere cosciente che è sua responsabilità rallentare o fermarsi per lasciarlo passare; se viene schiacciato è solo colpa sua e merita di farsi male. Tre: auto in seconda fila, frecce lampeggianti per segnalare il pericolo di apertura rapida della portiera. Non si sa mai, potrebbe rovinarsi sbattendo contro il ciclista.

Furgoni: viaggiano zigzagando nel traffico come fossero motorini. Comprensibile: stanno lavorando (immancabilmente sono al telefonino) e spesso sono impegnati con una sigaretta (la nicotina aumenta le prestazioni). Peccato che lo specchietto retrovisore destro sia giusto ad altezza di coppino del ciclista. Preciso al centimetro punta a darti uno scappellotto se non sei pronto a farti da parte. Che diamine!

I motociclisti sopportano i ciclisti, soprattutto quando si mettono davanti al semaforo. Ovvio che con il verde si sentono autorizzati a tagliarti la strada sorpassando da destra e inondandoti di fumo azzurrino. Così, per dare una mano quando si arranca a bocca aperta spingendo sui pedali duri.

Gli altri ciclisti, che incroci in senso contrario, attraversano con il rosso e scivolano fra le auto parcheggiate i doppia fila. Compagni di viaggio, gli si perdona tutto. Anche quando salgono sui marciapiedi e si vendicano sui pedoni.

Bravi gli autisti dell'ATM: quasi si prendono cura di te facendoti scudo nelle rotonde e negli attraversamenti azzardati. Addirittura uno si é fermato per farmi passare: grazie!

Tempo totale: poco più di 50 minuti all'andata e un'ora al ritorno (eh, la stanchezza!).

La sensazione è di aver rischiato. Ma vuoi mettere la soddisfazione di infilare una coda chilometrica, con automobilisti che spendono fortune al telefonino per mitigare la frustrazione dell'immobilità, e arrivare davanti quando scatta il verde: primo!

Nessun commento: