Eh si, è ufficiale: mancano ormai 3 settimane alla partenza per Calcutta. Dovrebbe essere la terza volta (il condizionale è d’obbligo a scopo scaramantico). L’immagine di Google maps mostra la Missione Battista dove alloggerò per qualche settimana. Si trova all’incrocio fra AJC Bose Road e Rippon Street, a pochi passi da Mother House. Mi dicono sia un posto più tranquillo di Monica House, dove ho sono stato alla fine del 2008. Vedremo.
Nessuno ormai mi domanda più “Perché ci vai?”. Per fortuna, perché non so rispondere. L’importante è agire e quindi ho deciso di non perdere tempo a cercare una risposta elaborata. La risposta vera, se c’è, verrà con l’esperienza di ogni giorno e sarà riconoscibile perché saprà dare un senso alla solitudine (che mi ha attanagliato la scorsa volta), trasformando il silenzio in ascolto. “Come sei fortunato”, ha esclamato F. quando gli ho comunicato la decisione di partire ancora. Francamente non riesco a trovare alcuna emozione che mi spinga a considerarmi fortunato. Meglio essere sinceri: un’emozione di vuoto si associa all’idea del dormitorio, della sporcizia, della confusione e del caos, della lontananza, della stanchezza che ti coglie ogni sera e ti rendere difficile alzarti ogni mattino alle cinque e mezza, del rischio (e la paura) di beccarsi un “qualcosa”, della frustrazione di non saper far nulla. Ma ho proprio intenzione di partire perché questa è la sensazione che alla fine prevale e vince.
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