mercoledì 29 dicembre 2010

La “noia” di Angelica

In realtà l’ultima fatica della premiata ditta Camilleri Andrea si intitola “Il sorriso di Angelica” (Sellerio editore Palermo, €14.00) e narra le gesta di Montalbano Salvo, commissario in Vigata.
Non accennerò all’improbabile trama, non solo per non togliere la suspense ma soprattutto perché è irrilevante ai fini della lettura. Quel che importa è che ci siano tutti gli ingredienti della ricetta, che sapientemente ordinati secondo un canovaccio sperimentato (per essere moderni: format) e mescolati nel vigatese riempiono buona parte delle 254 piccole pagine: a) i pasti del commissario al quale raramente manca il pititto con relativa descrizione del menu dei pranzi al ristorante e delle cene preparate da Adelina (la fedele cameriera) consumate in verandina fronte mare; b) l’agente Fazio, cultore dell’anagrafe dei personaggi oggetto d’inchiesta; c) gli strafalcioni dell’agente Catarella, il mago informatico; d) il medico legale, dottore Pasquano, che giocando tutta la notte a poker è sempre di malumore quando viene chiamato ad esaminare il risultato dell’ammazzatina giornaliera; e) il questore Bonetti-Alderighi, lo stupido del villaggio come momento di satira feroce verso l’establishment. La tormentata relazione con l’eterna fidanzata Livia, che fortunatamente vive a Boccadasse (niente male!) è un caposaldo narrativo che unisce le diverse puntate: dall’amore dei primi numeri siamo arrivati alla lite continua, che apre la porta alle relazioni extra del commissario con donne bellissime che finiscono sempre per essere sparate, 9788838925283gcosì che non siano d’intralcio per storie future.
In questa puntata mancano: Augello, il vice, e Inge, bellissima donna nordica che vive torbide storie in quel di Vigata. Da notare invece l’aumento del consumo di whisky, che usualmente facilita i ragionamenti del commissario, e di sigarette. Per la prima volta, il commissario fa uso di intercettazioni telefoniche, così da permettere all’autore un tocco di fioretto verso l’ultimo provvedimento governativo, che contestualizza la vicenda secondo la prospettiva di un’opposizione continua e costruttiva.
Infine, tutta la vicenda è infarcita di versi dell’Ariosto per dimostrare che il commissario (e anche l’autore) è un colto intellettuale.
Perché continuo a leggere la produzione della Camilleri Andrea? Innanzitutto perché ormai tutti pensano che mi piaccia e così mi regalano l’ultima fatica dell’autore. La risposta più appropriata potrebbe essere la ripetitività. La mancanza di vere novità, che permette alla Camilleri Andrea di sfornare un numero dietro l’altro facendo felici i conti correnti di autore ed editore, è un importante fattore rassicurante: tre ore di lettura senza alcuno sforzo neuronale (si riesce a seguire il filo narrativo anche se gli occhi si chiudono a pampineddra, più o meno piacevole (ma non sarà mai una brutta sorpresa). L’appiattimento narrativo è la stessa formula per cui milioni di telespettatori seguono le serie televisive, a cominciare dai Dallas fino ai Cesaroni, i talk show, i reality e via discorrendo. L’appiattimento intellettivo non va oltre la scelta del cinepanettone: il natale lo passiamo a Miami o in Sudafrica? L’appiattimento spiega la tolleranza silenziosa nei confronti delle balle pre- e post-elettorali e dei relativi personaggi che attualmente calcano il palcoscenico politico.
Compro tutto purché non cambi nulla e mi si lasci in pace. Appiattito.

lunedì 27 dicembre 2010

Freddo (ma non troppo)

Meglio approfittare di questa giornata serena per tentare di intaccare qualche caloria. Le immagini sono state riprese al sorgere del sole in riva al Lambro, impiegando la consueta tecnica dell’High Definition Range in modo da non rimanere accecati dal sole. Ecco il risultato: sembra di essere a …

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giovedì 23 dicembre 2010

A tutti gli internauti …

… che con costanza o per caso sono capitati in questo blog

 

Auguri-2010

(Mi dicono non sia molto “natalizio”. Probabilmente è vero, ma per quest’anno è così!)

lunedì 20 dicembre 2010

Un giro nel centro di Monza

Come si dice: una vasca fra l’Arengario, il Duomo, Via Italia, Corso Vittorio Emanuele, il Ponte dei Leoni e Via Carlo Alberto. Sul finire dello shopping (nonostante il freddo pungente) della domenica prima di Natale.

 

Beh, in fondo dura meno di 3 minuti …

La speranza dell’imprevisto

Regalare un libro è cosa difficile. Non sempre basta scegliere l’ultima novità: è un regalo che dovrebbe essere ristretto a chi si conosce davvero per una empatia consolidata nel tempo. Chi riceve un libro scopre subito se si tratta di un dono vero. Quando scarto un libro mi sento sempre in imbarazzo. Capisco al voloTorniamo_a_casa-Cattarina_w_2 se il suo destino sarà lo scaffale della biblioteca (o il riciclo) o se lo leggerò subito: è una sensazione immediata, intima. Ed è quanto è successo quando mi hanno regalato

Torniamo a casa” di Silvio Cattarina (Edizioni ITACA).

La storia è semplice: “Sono sempre stato con i tossici, sono cresciuto e invecchiato con loro”. Silvio Cattarina sta dedicando la sua vita al recupero dei tossicodipendenti e fra le tante iniziative ha fondato 20 anni fa una comunità terapeutica, “L’Imprevisto”. Questo libro è una raccolta di pensieri, riflessioni, rimpianti, ammonimenti che assalgono il lettore, ti tolgono il fiato proprio come quando qualcuno cerca di farti partecipe di una esperienza importante, vitale. L’apparente confusione è un sintomo di passione autenticamente vissuta. Così a metà libro (sono 196 pagine, pre- e postfazione incluse) ho iniziato a ricomporre il puzzle a mio modo e mi sono gustato la lettura di ogni frammento.

Un imprevisto è la sola speranza”, è una prova di forza che, senza darci tempo di riflettere, rivela la sincerità della nostra attesa e dimostra quanto si è davvero capaci di accogliere. La descrizione di ogni arrivo di un “altro” tossico è carica di emozione: ogni incontro è una storia unica che sta per iniziare. “Nessuno può risolvere il problema di questi ragazzi, tanto meno salvarli”: l’umiltà nell’accoglienza è il primo passo. L’offerta è di un coinvolgimento pieno; il cosiddetto distacco professionale perde di senso. Per spiegare l’imprevisto Silvio Cattarina fa riferimento ai pastori che si recano alla capanna di Betlemme: non sapevano chi fosse il neonato, eppure l’hanno accolto. Oggi, occupati come simo nelle celebrazioni, solenni o pagane che siano, sappiamo riconoscere l’Emmanuele e offrirgli il calore della nostra accoglienza? Il mio pensiero è volato alla esperienza di Calcutta, trovando immediata corrispondenza. Per questo il libro mi è molto piaciuto e il dono è stato davvero azzeccato.

sabato 18 dicembre 2010

Cercavo un’immagine invernale

E questa mattina l’ho trovata: -11° C al parco. Sono entrato dalla porta delle Grazie Vecchie e ho incominciato a camminare di buona lena, con l’intenzione di fare un giro di una mezz’ora. Ma ho dovuto desistere: prima le falangette e poi le falangi hanno incominciato a dolermi (anzi direi proprio a farmi male). Così sono arrivato al primo ponte sul Lambro e poi ho girato i tacchi (non prima di scattare qualche fotografia). Magari torno domani con i guanti di lana.
Pano Parco 20101218

giovedì 16 dicembre 2010

domenica 12 dicembre 2010

Fiori secchi

Prima di gettarli un passaggio sullo scanner. A futura memoria di una immagine, poco prima che venisse perduta nell’indifferenziata.

ScanAA 2010

sabato 11 dicembre 2010

Senza titolo

Da un’ìmmagine autunnale. Così per postare, dare un segno dopo due settimane.

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