Sono un early adopter, una forma compulsiva che, contro ogni buon senso, mi spinge a (dover) essere fra i primi a provare “quello che c’è di nuovo”. E’ una malattia che affligge una minoranza di consumatori” che non solo sono ben disposti a pagare un premium price ma si fanno anche carico di sperimentare i difetti del prodotto.
All’inizio dell’estate è arrivata la fibra ottica che promette velocità di connessione favolose. Era già stata preannunciata un paio di anni prima da un assessore comunale che aveva promesso una connessione gratuita a tutti gli abitanti di quartiere. Poi è stato trombato e non se ne è saputo più nulla.
Superata in pochi giorni la tentazione di dare ascolto al buon senso (“E’ una cosa nuova, meglio aspettare!”), valutate le offerte di tre fornitori e trovata una risposta apparentemente ragionevole ai problemi tecnici teorici di compatibilità con l’attrezzatura esistente, mi sono recato al negozio Vodafone per compiere il grande passo di chiedere il trasloco del mio numero fisso Telecom e aderire al piano Fibra senza limiti (una cosa sfrenata!).
Primo stop: la procedura interna non è ancora attiva: “Mi lasci i suoi recapiti e le faccio sapere”.
Rimango in attesa quasi due mesi. Quando mi faccio vedere in negozio vengo gentilmente cazziato: “Mi sto occupando della questione, […]. La chiamo io.” L'occhiata è eloquente: non si faccia più vedere.
Finalmente a fine Settembre arriva la telefonata e corro subito a firmare il contratto. Quanto ci vorrà per l'attivazione? Questione di 30-40 giorni. In effetti dopo una settimana arrivano le apparecchiature necessarie per dialogare con la fibra. Poi silenzio. Chiamo più volte il numero Vodafone per avere un aggiornamento: la vocina registrata mi informa che il tecnico a me dedicato mi chiamerà entro due ore. Mai successo.
Sopravvivo fino ai giorni nostri. La scorsa settimana mi chiama un numero sconosciuto: “Qui è Telecom per conto di Vodafone”. L’operatrice è gentile e fissiamo un appuntamento per oggi, lunedì 11/11, alle ore 8:30. “Vedrà si risolverà tutto in un’ora”.
Questa mattina smonto parte delle connessioni per facilitare le operazioni. Inconsapevolmente ascolto una vocina che suggerisce di non smontare proprio tutto …
Ore 8:50: ecco il tecnico con la giacchetta rossa Telecom. “Mi sa dire che cosa devo fare? Sa, sto sostituendo il collega in malattia”. Spiegazione. “La fibra, una cosa nuova. Non l’ho mai fatta”. Bene!
Parte un dialogo serrato: “Lei ha l’ADSL?” “Si Alice” “Ah, da quanto?” “Una decina d’anni” “Ah, adesso funziona?” “Si” “Ma possiamo usare il doppino attuale?” “Per quanto durerà l’interruzione del servizio?” “Mah, non lo so: un’ora o un giorno. La fibra è una cosa nuova.” “Altrimenti?” “Bisogna tirare un doppino dalla centralina in cantina".
Partono le telefonate di servizio.
“Senti, qui mi devi mandare qualcuno perché ci sono da tirare sei piani di doppia morbidezza (il doppino, ndt) … Che dice? Eh si, è meglio mandare qui l’impresa”.
In conclusione il lavoro passa all’Impresa che mi contatterà per fissare un appuntamento. Quando? “Non lo so, magari anche domani”.
Vi terrò informati.
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