"Sii la mia luce" di Madre Teresa (Rizzoli,€18,50). E' uscito l'anno scorso accompagnato dal consueto lancio a sfondo scandalistico: "Incredibile. Nuovi documenti testimoniano che Madre Teresa non aveva fede!". Sul Corsera comparve la pronta risposta di Vittorio Messori a ristabilire il dovuto equilibrio.
Ho iniziato a leggerlo a Marzo, al ritorno da Calcutta. Piano, con timore. All'inizio non ho capito nulla (come del resto mi capita spesso) ed ero sconcertato. A più riprese ho aperto e chiuso il libro. Poi le parole delle struggenti lettere di Madre Teresa hanno preso vigore dandomi abbastanza coraggio e luce per intravedere quanto duro e pesante sia stato, per una santità da molti superficialmente considerata per scontata, il suo percorso da quando il 10 settembre 1946 accettò la chiamata a servire i più poveri fra i poveri. La fatica non fu tanto quella di convincere la Chiesa, di dare vita il 7 Ottobre 1950 alla Congregazione delle Suore Missionarie della Carità e di avviare tutte le opere terrene che ci ha lasciato. Questo libro mostra che la vera fatica fu quella di compatire la povertà fino ad arrivare ad accettare lo strazio dell'isolamento interiore, dell'abbandono intimo, accettazione sorretta da un'adesione assoluta e indissolubile alla libera promessa di obbedienza. Vivere nel buio per riflettere la luce del conforto, della speranza, della pace, della letizia.
Il mio consiglio è certamente di leggerlo. Con un'avvertenza: è un libro che non finisce. Si può tentare di dimenticarlo, se ci si riesce.
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