La domanda non è nuova ma una risposta aggiornata a questa sesta esperienza in corso è dovuta. Con una premessa importante: nessun caso specifico perché non c'è spazio per personalismo nel privilegio del volontariato.
A Nirmal Hriday è quasi sempre una giornata particolare. L'ambiente è tutto sommato sereno anche se la sofferenza è palpabile in ogni incontro. É dolore e disperazione per chi soffre piaghe da vermi e quotidianamente sopporta medicazioni davvero dolorose soprattutto nei primi giorni quando è necessario contrastare l'infezione. É ricerca di comprensione, in fondo un sorriso vista la barriera linguistica, per chi soffre di disturbi mentali o disabilità fisiche gravi. Nel sovrapporsi di attività non è facile, anzi è talora difficile, accorgersi del fratello che ti sta di fronte. Eppure accade e quando lo senti, è bello. Nonostante la stanchezza, da cui è importante diffidare. Ho imparato che quando ti accorgi di essere stanco perché non ce la fai proprio a sorridere, è meglio per tutti se prendi un giorno di riposo; non c'è l'obbligo di timbrare il cartellino. Infatti la stanchezza è nemico subdolo che ti spinge a completare ciò che stai facendo portandoti all'indifferenza. No, bisogna sempre riservare un tempo per piangere con chi soffre e scherzare con chi ride. É necessario sorridere e far sorridere e anche compiacere chi apparentemente ti sta facendo perdere tempo ma in realtà ha bisogno di attenzione. É così che si stabilisce il contatto empatico che giustifica il tuo essere con loro.