mercoledì 29 febbraio 2012
sabato 25 febbraio 2012
mercoledì 22 febbraio 2012
sabato 18 febbraio 2012
mercoledì 15 febbraio 2012
Kalighat by night
martedì 14 febbraio 2012
lunedì 13 febbraio 2012
Il fornitore di spezie
New Market, Narayan e Figli, il mio fornitore dal 2008. Facile arrivarci: basta imboccare l’ultimo corridoio sulla destra.
Alcuni prezzi per 100 grammi: tè Darjeeling €0,77, tè Assam €0,62; Curry €0,62; Biryani Masala €1,25; peperoncino intero o in polvere €0,62.
Ovviamente ho chiesto lo sconto che mi è stato concesso in cambio di una pubblicità sul blog. Fatto.
Dispensario
Una mattina magnifica, anzi eccezionale con tanto di punto esclamativo!
Insieme alla pediatra irlandese, sister Andrea ci ha accompagnati nel reparto neonati di Shishu Bhavan. Il più piccolo aveva 4 giorni. Nati in ospedale da madri che rifiutano di abortire, vengono accuditi con amore materno. Uno spettacolo di vita. Nel salone accanto una fila di letti con bambini di 3-12 mesi in attesa di adozione. Le richieste sono numerose. Secondo la legge indiana, ogni bambino deve essere prima offerto a tre coppie indiane, che generalmente preferiscono chi è perfettamente sano. In caso di rifiuto, il piccolo può essere presentato ad una coppia straniera. I più ospitali? Italiani, belgi e svizzeri che accolgono anche chi presenta qualche difetto, dalla sordità alla focomelia.
Come non rimanere meravigliosamente stupiti?
domenica 12 febbraio 2012
Saluti a Kalighat
Ultima Domenica a Kolkata e ultima mattina a Kalighat-Prem Dam.
Il momento più bello quando un giovane ragazzo che ha perso entrambe le gambe sotto il treno mi ha preso la mano regalandomi un sorriso indimenticabile. “Signore, dagli conforto. Con il Tuo aiuto, ne verrà fuori e troverà una ragione di vita!”
Il momento più intenso quando un poveretto, appena giunto dalla stazione di Howrah, è spirato. Era già stato ospite a Kalighat un anno e mezzo prima, è tornato per morire in un ambiente amico, dove ha trovato chi l’ha lavato e rivestito, un sacerdote che pregato per lui e alcuni volontari che, di nascosto, hanno pianto per un fratello sconosciuto, e per questo è commozione vera. Perché la morte stupisce sempre. Cerchi invano di sentire il battito cardiaco e ti sembra di essere diventato sordo. Cerchi un fremito del diaframma: possibile che non respiri più? I minuti trascorrono lentamente prima di convincerti che è proprio vero. Solo nella preghiera si trova serenità: “Fratello senza nome, io non ho fatto nulla per te. Ma tu, non importa se musulmano o indù, ora che sei seduto alla destra del Padre, prega per noi”.
Anche se non ho frequentato molto, come di consueto me ne sono andato in silenzio alla chetichella, ben sapendo che il ricordo di molti è fissato nella memoria. E nel tempo sarà dolcezza.
sabato 11 febbraio 2012
Dispensario in trasferta
A Krishnanagar, un quartiere alla periferia sud di Calcutta, a un’ora di camion da Shishu Bhavan. Siamo partiti verso le 8:15; una ventina fra Sister e volontari stipati nel cassone del camion Tata azzurro con sacchi di zucchero, medicinali, panche e tavoli. Un’ora trascorsa recitando il S. Rosario.
Ed eccoci alla parrocchia di S. Antonio dove ci aspettano circa 400 persone, in maggioranza donne con i propri bambini.
Il camion fa fatica ad entrare perché la folla invece di spostarsi lo circonda.
I posti in fila sono segnati da una borsa con sopra un sasso, ma è difficile mantenere un ordine. In particolare le donne con i bambini si accalcano dentro l’ambulatorio di pediatria, tanto che è necessario respingerle di forza. Vengono da tutto il circondario e chissà da quanto tempo aspettano. Fa caldo ma immagino come possa essere l’ambiente sotto il sole di Giugno, a 40-50° C.
Ecco alcune delle poche immagini che ho potuto rubare prima di vergognarmi troppo.
Tosse, mal di stomaco, dermatiti, astenia. Soprattutto malnutrizione. Le medicine si esauriscono rapidamente. Ma i più richiesti sono il latte in polvere (due tazze a testa) e lo zucchero (diciamo un paio di chili cadauno). La fame e la lotta per il cibo, a costo di litigare, farsi cacciare e riprovarci subito dopo. Una immagine sopra tutte: una donna si avvicina al camion, rapida raccoglie in un sacchetto di plastica tutto lo zucchero sul pianale e in tutta fretta si allontana con il bottino di una dose extra. La pediatra irlandese è preoccupata che tanto zucchero possa portare un domani ad una esplosione del diabete. Riflettendoci concordiamo che a questi bambini non interessa il domani: ciò che conta davvero è sopravvivere oggi.
Introno all’una è tutto finito. Quasi tutta la gente se ne è tornata a casa o sta aspettando l’autobus fuori della parrocchia. Il camion è vuoto e torniamo a Shishu Bhavan mangiando biscotti, caramelle e cioccolatini. Le Sister intonano canzoni in bengoli. Giusto staccare: il camion con altri volontari tornerà a Krishnanagar fra due settimane per continuare a sostenere questi fratelli poveri con altro zucchero, altre medicine e una luce di speranza.
venerdì 10 febbraio 2012
Concerto per avvisatore acustico
Il rumore a Calcutta regna sovrano ma il traffico è spesso insopportabile. Per rendere l’idea ho registrato 55 secondi di traffico in A.J.C. Bose Road mentre, intorno alle 7.40, mi recavo a Shishu Bhavan.
Regolate l’audio a vostro piacimento, chiudete gli occhi (le immagini sono inutili) e fatevi catturare dall’inquinamento acustico. Al termine pensate di ripetere il tutto per 30 volte (quasi una mezzora) e stabilite se 55 secondi posson bastare.
Venerdì al Dispensario
Giornata dedicata alla pediatria. Tanti bambini e tante madri che vengono per avere latte in polvere e biscotti, perché la malnutrizione è la prima vera malattia.
Ho trascorso più di due ore a classificare farmaci che sono stati donati da compatrioti in partenza. Non posso trattenere il pensiero: farmaci che non sono (fortunatamente) serviti e che vengono donati per far posto in valigia. Penso che comunque vada bene così, a parte la confezione di un noto prodotto per far crescere i capelli: il superfluo fra i superflui.
L’umiltà non cercata ma richiesta ha un sapore amarognolo: ma si dice che le buone medicine devono essere amare per far bene, per purgare un po’ di orgoglio e presunzione. Grazie, sister Margaret!
giovedì 9 febbraio 2012
In giro per templi
Proseguendo per circa un chilometro verso sud, si arriva a Dakshineswar, tempio indù, dove non è possibile fotografare all’interno, dove le pareti sono rivestite da specchi e ci sono anche i lampadari di Murano. Ecco una panoramica esterna.
Poi siamo andati ad un tempio a nord di Calcutta, raggiungibile solo con un taxi. E qui è incominciata l’avventura. Il tassinaro ha chiesto 300 rupie. Noi abbiamo invece optato per il tassametro. Usualmente la tariffa è pari al doppio dell’importo (si paga il ritorno) più 3 rupie. Abbiamo concordato di aumentare il bonus a 20 rupie. Così il tassista l’ha presa molto larga e ci ha portato a destinazione dopo un’ora e mezza (importo 288 rupie). Peccato fosse già mezzogiorno e venti e l’ingresso chiudesse alle 12 in punto. Così, altro taxi per tornare indietro (300 rupie!): un’ora buona con attraversamento a passo d’uomo del ponte di Howrah. Distrutti.
Morale: i tassisti sono i più furbi dei turisti che pensano di saperla lunga.
mercoledì 8 febbraio 2012
Kalighat: lavori in corso
Entrare a Kalighat è sempre un’emozione: con gli occhi ho cercato tutti.
La sequenza delle immagini: veduta esterna con le impalcature; il lavatoio; la sezione maschile; il tetto dove c’erano le cucine; la terrazza con il Crocefisso.
Dispensario
Mattinata piena al dispensario. Forse c’era più gente della volta scorsa. Non è facile, anzi è difficile prestare attenzione a tutti. La maggior parte dei pazienti arriva con un foglio dell’ospedale e la prescrizione di farmaci appena commercializzati, che ovviamente i pazienti non si possono permettere di comprare. Viene da domandarsi perché i medici indiani, a cui queste situazioni dovrebbero essere be note, non prescrivano farmaci “più poveri” e più facilmente reperibili. Invece bisogna sostituire l’ultima novità con i farmaci a disposizione. Che talora sono pochi e sparsi: spesso non si riesce a fornire un quantitativo sufficiente per 7-10 giorni. Per cui si fa affidamento su farmaci di base: finito il salmeterolo per via inalatoria bisogna sostituire con le compresse di salbutamolo, preparati a base di magnesio invece di inibitori di pompa all’ultima moda e così via. Per cui molto tempo viene dedicato a consultare i prontuari indiani e a frugare nelle scatole.
Il tempo per una breve visita, giusto un’auscultatina ai polmoni e una misurazione della pressione, non c’è per tutti. La Sister mi ha ripreso più volte per i tempi … ma cerco di fare l’indiano.
Kolkata in blu e bianco
Sul The Times of India di questa mattina la notizia che l’amministrazione ha deciso di allocare i fondi per lo sviluppo alla cosmetica cittadina: ebbene Kolkata sarà tutta pittata in blu e bianco, alberi inclusi. Previsti benefici fiscali per i cittadini che dipingeranno le proprie dimore con questi colori. Fino ad oggi era solo Jodhpur ad essere nota come la città blu dell’India. Adesso Kolkata è entrata in gara.
Non tutti sono entusiasti di questa decisione cosmetico-turistica e qualcuno si è domandato se non fosse possibile impiegare i soldi in altro modo.
Nel frattempo la gente è disciplinatamente in fila da prima dell’alba per fare scorta di kerosene.
lunedì 6 febbraio 2012
L’uscita dei volontari
C’è tempo per fare due chiacchiere e pianificare dove trascorrere la serata.
domenica 5 febbraio 2012
Il dispensario è chiuso di Domenica
Prem Dam dista circa 2,4 km da A.J.C. Bose Road, dove si trova Mother House. Passando in un dedalo di vie non turistiche, occorrono 35-40 minuti andando di buon passo, senza sbagliare vicolo. Si può raggiungere anche in tuk-tuk, partendo dall’incrocio con Elliott Road (8 rupie) o in taxi (50 rupie, trattando).
La missione si trova fra la ferrovia e lo slum. Questa è solitamente la prima immagine. Un edificio grigio, circondato da un muro di cinta che confina con una discarica d’immondizie.
L’ingresso è sulla destra. Appena entrati è subito pace e si tollera volentieri la burbera Sister che affianca il guardiano all’ingresso. Occorre sempre mostrare il tesserino. Meglio passare dal guardiano, che sembra non faccia molto caso a quanto c’è scritto.
Mattinata a Kalighat, sempre bello, perché il contatto continuo facilita lo stabilirsi di quella forza empatica per cui troni perché non riesci a fare meno di questi fratelli che, per quanto sconosciuti, ti accolgono festosamente. Non importa il nome: ci si riconosce negli occhi e le lingue si mescolano fra loro stabilendo una reciproca comprensione. Magari con un po’ di confusione: ma che importa?
La maratona di solidarietà
Questa mattina, sempre più vicini ai costumi occidentali, la società bene di Calcutta organizzava una maratona di solidarietà.
Per completare il quadro, ieri la nota scrittrice Dacia Maraini era presente alla Fiera del Libro.
venerdì 3 febbraio 2012
Come è andata al dispensario?
Immagino qualcuno sia curioso di sapere dopo il mio post di lunedì scorso. Ho aspettato a rispondere in modo da poter fare un po’ di conoscenza. Visto che, giustamente, non è concesso fare fotografie, tento di dare un’idea anche senza l’ausilio delle immagini.
Ebbene martedì ho passato la mattinata a catalogare farmaci, scartando quelli scaduti. Un lavoro necessario, che richiede pazienza e umiltà. Per questo molto gradito per sedare ogni velleità autocelebrativa. Ammetto che sulla base delle esperienze precedenti non ho avuto nessuna obiezione da reprimere: e questo mi è sembrata una buona cosa.
Mercoledì sono arrivati circa 150-170 pazienti: gente che vive nei dintorni e chiede di essere vista e, soprattutto, di ottenere le medicine, che non possono permettersi, necessarie per continuare la terapia. Magari c’è anche qualcuno che cerca farmaci da rivendere: ma non contano. Il capannone di Shishu Bavan è ordinatamente suddiviso in quattro aree: bambini; adulti maschi e femmine, e medicazioni. Le Sister regolano il traffico in modo da dare un certo ordine, nonostante l’inevitabile accalcarsi della gente e i soliti furbini che tentano di passare avanti.
Il dialogo è tutto un programma: il paziente spiega in bengoli i suoi problemi alla Sister, che traduce in inglese per il medico. Per essere sicuro ho preso l’abitudine di ripetere ciò che ho compreso alla Sister. Talvolta è necessario fare anche un paio di “giri” prima di arrivare alla definizione dei problemi. C’è poi a disposizione una saletta per una visita più approfondita quando necessario. Il tutto dalle 8.30 alle 12.30-13.00.
Questa mattina era invece dedicata ai diabetici e domani ci verranno accolti i pazienti neurologici. Insomma, una bella organizzazione. L’ambiente é bello e sister Andrea, che è medico, guida tutti con pazienza, serenità e fermezza. E come dimenticare le infermiere: vengono da Argentina, Spagna, Canada e Lissone, indispensabili api operaie alla ricerca della medicina giusta, pronte a segnalare i casi che richiedono attenzione speciale.
Tutto perfetto? Mi sento di dire che la perfezione non è davvero di questo mondo e che fare al meglio qualcosa per rispondere a necessità che la società vuole ignorare (“niente soldi? niente medicine”) è una goccia d’acqua nell’oceano, per chiudere citando Madre Teresa.
Una esperienza coinvolgente da vivere secondo la raccomandazione: “tutto quel che fai fallo mettendoci il cuore, fallo per il Signore e non per gli uomini”. L’importante è servire ognuno e dedicare attenzione a tutti, soprattutto quando la stanchezza e la confusione malignamente suggeriscono di sveltire. A tener conto della produttività ci pensa già l’infaticabile sister Margaret, addetta al coordinamento e ai tempi-e-metodi.
giovedì 2 febbraio 2012
Il balzo in avanti
Kumartuli: il quartiere dei fabbricanti di statue
Pochi turisti, residenti curiosi e ospitali. Ecco un paio di scatti.
La dea Kalì |
Ritocco finale |