domenica 12 febbraio 2012

Saluti a Kalighat

Ultima Domenica a Kolkata e ultima mattina a Kalighat-Prem Dam.

Il momento più bello quando un giovane ragazzo che ha perso entrambe le gambe sotto il treno mi ha preso la mano regalandomi un sorriso indimenticabile. “Signore, dagli conforto. Con il Tuo aiuto, ne verrà fuori e troverà una ragione di vita!

Il momento più intenso quando un poveretto, appena giunto dalla stazione di Howrah, è spirato. Era già stato ospite a Kalighat un anno e mezzo prima, è tornato per morire in un ambiente amico, dove ha trovato chi l’ha lavato e rivestito, un sacerdote che pregato per lui e alcuni volontari che, di nascosto, hanno pianto per un fratello sconosciuto, e per questo è commozione vera. Perché la morte stupisce sempre. Cerchi invano di sentire il battito cardiaco e ti sembra di essere diventato sordo. Cerchi un fremito del diaframma: possibile che non respiri più? I minuti trascorrono lentamente prima di convincerti che è proprio vero. Solo nella preghiera si trova serenità: “Fratello senza nome, io non ho fatto nulla per te. Ma tu, non importa se musulmano o indù, ora che sei seduto alla destra del Padre, prega per noi”.

Anche se non ho frequentato molto, come di consueto me ne sono andato in silenzio alla chetichella, ben sapendo che il ricordo di molti è fissato nella memoria. E nel tempo sarà dolcezza.

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