Primo giorno di riposo. A Nirmal Hriday ci sono molti volontari e i pazienti sono meno del solito. Le brande vuote sono parecchie. Per cui è meglio attenersi al regolamento che appunto recita: giovedì, volontari tutti a spasso. Ho sfruttato la mattinata per scrivere la prima versione di un editoriale in ritardo Dopo la pausa dedicata al libro “Ritorno dall’India” (monotono vero?) sono venuto qui all’internet point per collegarmi con il mondo.
Come sono andati questi primi giorni?
Mi dedico a due pazienti, uno con una tromboflebite che gli ha mandato in gangrena il piede destro e l’altro, diabetico, con una gangrena infetta al piede destro. Mi sento un po’ precario, ma va bene così. Silenzio, ascolto e rispetto.
Penso anche che tutto questo “poco da fare” nella sostanza sia anche un bene, una occasione preziosa da cogliere. C’è più tempo per fare due chiacchiere con il paziente, accarezzarlo e guardarlo negli occhi, dargli da mangiare, cercare di farsi carico giusto per un attimo della sua sofferenza. Entrambi mi sorridono quando arrivo e il regalo della loro simpatia è grande. Ieri uno addirittura mi ha ringraziato e detto “Goodbye” quando ho finito di medicarlo. Beh, l’ho abbracciato per nascondere l’imbarazzo e, diciamolo, la commozione.
In questi giorni il momento più bello è sempre la messa delle 6.00. Si esce forti, consapevoli. Il salmo 142 canta “Al mattino fammi sentire la tua grazia, poiché in te confido. Fammi conoscere la strada da percorrere perché a te si innalza l’anima mia”.
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