lunedì 18 marzo 2013

Giorni 12 e 13

Fine settimana suddiviso fra Kalighat e Mother House. Nessuna notizia meritevole di pubblicazione, sebbene la giornata di sabato sia stata piuttosto intensa.
Per quanto ci si ritenga "abituati", talora è impossibile non provare dolore per chi soffre. Una sensazione viva, fisica che quasi spinge a ritrarsi, addirittura ad evitare volgendo lo sguardo altrove. Ma la compartecipazione di una sofferenza trova un senso compiuto solo quando si trasforma in gesti che tentino di alleviare in qualche modo, anche per un attimo, il dolore di chi ci sta di fronte. Occorre farsi forza e fare subito qualcosa per quanto insignificante possa apparire. Spesso un sorriso spontaneamente radioso è la soluzione vincente, anche se non è facile scacciare i propri sentimenti. Un modo per riuscirci c'è: scorgere negli occhi di chi ti sta di fronte lo sguardo dolce del Crocifisso. E ti accorgi che quel sorriso é anche per te e ti permette di stabilire un contatto empatico così forte da sostenere entrambi. Il ricevere incomincia spesso accettando di dare.
L'Amore non ha sempre e solo bisogno di eroi. Meglio fermarsi a riflettere e meditare quando ci si accorge di essere alla ricerca di "qualcosadimportantedafare" Spesso questo impulso è dettato dall'egoismo personale che trasforma il povero in strumento di autostima e di vanto con gli altri."Oggi ho fatto ...": Madre Teresa si definiva una matita, necessaria per scrivere ma incapace da sola di tracciare anche un semplice punto. Divenire un mozzicone di matita, anche un po' mangiucchiato: ecco un'ambizione che rischia di avere un senso.


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