martedì 5 marzo 2013

Giorno 1

Appena arrivato sono andato subito a Kalighat per consegnare l'antibiotico. Il viaggio in taxi è stato allucinante: si suppone di essere ormai abituati ma trascorrere un'ora in mezzo allo smog e al rumore assordante dei clacson è stato un autentico momento di insofferenza. Passerà.
Così come non ci si abitua a guardare fuori dal finestrino la gente sdraiata per strada, le baracche, i bambini che frugano nell'immondizia. Speriamo non passi: in fondo si viene qui perché è davvero più difficile ignorare la miseria, isolare la povertà, evitare di fissare lo sguardo sul volto di chi, drogato, ubriacone, mendicante professionista, comunque sia soffre.

Per dirla tutta avevo il desiderio di incontrare subito Teresa, che, come mi aspettavo, ho trovato al suo posto mentre stava medicando un paziente. È stato "naturale", come se non fosse trascorso più di un anno. Ho aspettato un attimo prima di chiamarla: "Ecco che cosa è la perseveranza", mi sono detto con ammirazione. Kalighat è sempre uguale anche se adesso è tutta ristrutturata. Maggiori notizie a breve.

Da Kalighat via verso BMS, la missione battista. Il tassista non conosceva dove fosse e voleva chiedere a un vigile; l'ho trattenuto e con una punta di orgoglio gli ho indicato la strada. Grandi saluti a cominciare dai guardiani (ma che memoria!). Ho preso possesso della stanza n. 6, nel vecchio edificio. In pratica un corridoio con due letti e il bagno (privato!) è fuori. Ah, la room 110 è tutt'altra cosa! Magari fra qualche giorno chiederò se è possibile trasferirsi nell'edificio nuovo. Per il momento BMS è al completo e non se parla.

Alle 3 del pomeriggio mi sono presentato a Sishu Bavan per la registrazione. Non pensavo ma c'erano almeno una sessantina di volontari, in maggioranza coreani e cinesi. Italiani due, spagnoli due: che sia un effetto della crisi?
Sister Margaret mi ha riconosciuto al volo: "Doctor Luigi!". Così (inevitabilmente) sono stato assegnato ancora al dispensario, ma ho negoziato di poter andare a Kalighat nei giorni in cui non sono necessario. Domani si incomincia e mercoledì ci sarà la visita generale, quando vengono aperte le porte a decine e decine di pazienti. E sabato prossimo tutti in camion al villaggio.

Per finire il momento migliore: Mother House. Me ne stavo seduto su una panchina all'ingresso quando si è avvicinata una sister che mi ha domandato "What are you looking for? Are you sick?" Mi domando quale dovesse essere il mio aspetto. L'ho tranquillizzata e abbiamo cominciato a parlare in italiano perché la Sister aveva trascorso due anni alla casa di Milano Baggio.
Certamente l'ora trascorsa in cappella mi ha rinfrancato nello spirito e anche nel corpo. Diciamolo, è il momento che preferisco.

Fa caldo ma nemmeno troppo: mi dicono che normalmente le temperature sono più elevate di 4-5 gradi. Vediamo e per il momento buonanotte.
Domani si incomincia. 

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