lunedì 11 marzo 2013

Giorno 6 - Al villaggio


Tutti sul camion bianco-azzurro, mescolati a pacchi di biscotti, sacchetti di latte in polvere, integratori alimentari e farmaci. Dopo un'oretta di sussulti e scossoni arriviamo a Chack Ramnagar dove si sono raccolti dalle 5 del mattino qualche centinaio di persone, in maggioranza donne e bambini, che sono giunte a piedi, in bicicletta e in autobus dai villaggi circostanti dove non c'è energia elettrica, la povertà è assoluta e l'acqua manca nei mesi più caldi.












La parrocchia dove ci troviamo è sorta proprio per fornire acqua di pozzo offrendo un'alternativa gratuita all'impiego delle pozze d'acqua piovana per ogni scopo, incluso quello alimentare, con le conseguenze sanitarie facilmente immaginabili.
Tre file: maschi, femmine e donne con bambini. Ognuno racconta i propri malanni: spesso esagerando o anche inventando in modo da ricevere il maggior numero di farmaci per tosse, bruciore di stomaco, costipazione, pruriti e dolori vari. Le sister, generose e comprensive, sono abili nell'identificare chi ha bisogno di una visita: dominano asma, bronchite e scabbia. Dopo la fila per i farmaci c'è quella per i generi alimentari: è lunga e non mancano le liti e chi tenta di rimettersi in coda rischia un assalto di donne inferocite. Fuori dal cancello, che chiude alle 10, una piccola folla di ritardatari che sperano di sfuggire allo sguardo delle guardiane.
A mezzogiorno è tutto finito. L'odore, il sapore della povertà predomina sui sorrisi forzati delle foto ricordo.
Al ritorno a Sishu Bavan, come tradizione, c'era ad attenderci un pranzo con zuppa di patate, riso, pomodori, cetrioli, pollo e uova sode.
Tornato nella stanza numero sei, è mancata l'acqua. Ogni lamento o recriminazione mi sono apparsi per lo meno inopportuni.

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