giovedì 4 febbraio 2010

Giorno 19 (mi pare)

Questa mattina a stento ho trattenuto l’emozione, … Un paziente sulla quarantina, sempre accigliato ma di un malumore bonario in grado di ricambiare un sorriso, con un brutto diabete che l’insulina fatica a tenere sotto controllo e la gamba destra gli sta andando in gangrena. È molto sofferente. Mi sono sentito impotente e inutile, incapace anche di consolarlo …”

Martedì, mentre stavo scrivendo queste parole, egli stava spirando. Quando il mattino successivo ho visto la sua branda vuota mi sono aggrappato alla speranza di un improbabile spostamento in un’altra parte di Kalighat. Speranza inutile e breve. Questa è stata la volontà del Signore e solo oggi, dopo aver sedato un sentimento di rifiuto, riconosco che bisogna assoggettarsi sempre alla Sua saggezza e alla Sua infinita carità.


Questa mattina S. Messa con i 35 preti che sono venuti qui da ogni parte del mondo (è grazie a loro che ho dovuto cedere la mia stanzetta… pazienza!). Fra loro un italiano di Quartu Sant’Elena e molti spagnoli che sembravano italiani. Viaggiano da ieri in gruppi di 5 e visitano le diverse case. A Kalighat hanno lavato piatti e steso indumenti superando con ammirevole semplicità l’imbarazzo iniziale.

Oggi invece giornata di vacanza. E allora mi sono dedicato a qualche lavoro casalingo (c’è sempre qualcuno che mi pensa anche qui in India e così ho potuto trascorrere una buona mattinata leggendo e scrivendo… di riposo). Pomeriggio? Avventure in centro!

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