I giorni sono trascorsi faticosamente veloci. Non c'è routine alla Casa del Moribondo, perché non si riesce ad abituarsi alla sofferenza, al dolore, alla morte e sempre si rimane stupiti come in questo ambiente predomini un senso di pace, di serenità.
E' sempre difficile entrare al mattino. Lo si fa di corsa, subito presi dalle cose da fare: lavaggio, pulizia, medicazioni, visita, colazione e pranzo.
Bisogna essere confidenti di fronte alle difficoltà e ti accorgi che grazie alla comprensione dei pazienti arrivi a portare a termine compiti che forse non avresti mai affrontato se ti fossi fermato a pensarci su.
E' come prestare le tue mani, i tuoi sensi, le tue poche conoscenze ed essere confidente che quel poco che riusciranno a fare sarà per il sollievo di un sofferente.
Impari quanto sia efficace prestare attenzione ascoltando uno sfogo in bengali di un paziente che ha bisogno di raccontare il suo dolore, la sua rabbia, la sua disperazione.
Ti accorgi che non fai fatica, che non stai perdendo tempo. Anzi sei tu a cercare gli sguardi, a stringere una mano e a porgere una carezza.
Dadu, il mio vecchietto, ha avuto un momento difficile per il dolore delle sue piaghe. Mi ha reso felice quando l'ultimo giorno sono andato da lui e mi ha sorriso.
L'ultimo, temuto giorno è trascorso in fretta e in fretta sono uscito da Nirmal Hriday. Ancora una volta non avevo capito che si è liberi di entrare e di uscire. Nirmal Hriday non finisce, continua così come è vero che ogni giorno vi è sofferenza e sollievo.
Uscendo ci siamo accorti di essere accompagnati dal dono di questa esperienza dove vince la speranza e la pace. Nirmal Hriday ci ha fatto comprendere quale sia la vita che valga la pena di vivere: essere in comunione, in empatia con la sofferenza di un tuo fratello sconosciuto ti dona il compenso grande di una emozione di serenità.
Non ci sono foto di Nirmal Hriday. Le immagini che conserviamo non sono riproducibili. Aji, il ragazzo con l'otite, le chiacchierate con l'ex sommergibilista, le lunghe ore trascorse a medicare l'uomo con l'ustione e il suo namaste alla fine di ogni dolorosa medicazione, Dadu e il suo vicino che l'aiuta a mangiare, l'uomo che stringendoti le braccia conta fino a cento e poi indicando il Crocifisso ti benedice, la giovane ragazza dai grandi occhi tristi, Didi e le sue urla contro il male, i disegni di Johnny, i volti di ognuno degli altri cento abitanti di Nirmal Hriday, i volontari, le Sister, la grande Teresa, Francesca, Sehriban, Ted il giapponese, Virginia, Graziella, Elisa, Elio, Agostino, ..., sono parte di questa esperienza di serenità.
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