venerdì 22 febbraio 2008

18 Febbraio – Varanasi (secondo giorno)


Si parte prima dell'alba per una escursione in barca sulla Gange.Le barche sono decine con centinaia di turisti. Lo spettacolo è suggestivo ma forse non abbastanza intimo per apprezzare pienamente, come meriterebbe, questo momento di preghiera, la puja, al sole nascente. Fortunatamente i pellegrini non sembrano essere distolti dall'invadenza turistica e dall'inutile lampeggiare dei flash ed eseguono il rito della preghiera e dell'abluzione purificatrice con ammirabile concentrazione.

La visita guidata prosegue con la visita della città vecchia attraverso i suoi vicoli tortuosi. Il tempio di Vishwanath, dedicato a Shiva è davvero unico. Iperprotetto (meglio dire soffocato) dalla sorveglianza militare (mi rifiutano l'ingresso ad una porta perché non sono hindu) è un autentico gioiello, non tanto per gli 800 kg d'oro che rivestono la torre ma per la forza emotiva religiosa che emana, emergendo dalla invadente presenza della moschea fatta costruire dai distruttori musulmani. Come dire che la cultura di tolleranza e di pace superano nel tempo la violenza e la prepotenza.

Nel pomeriggio, soli, abbiamo passeggiato lungo il fiume dall'Assi Ghat fino al Manikarnika Ghat, dove avvengono il maggior numero di cremazioni. Potendo osservare con calma la vita che si svolge lungo la Gange si avverte il rispetto che la popolazione riserva alla Grande Madre.

Unico motivo di parziale stress è la continua offerta di servizi. Primo fra tutti “Boat?”, escursione in barca very cheap 1 ora 50 rupie, poi “Candle?”, le candele adornate di fiori da affidare alle acque come segno della propria preghiera (10 rupie), “Postcards?” offerte con insitenza nonostante la mia dimostrazione di potenza fotografica (!), per finire con l'ambiguo “Massage?” e un provocatorio “Shave?”. Idea per un eventuale ritorno a Varanasi: una bella maglietta con scritta “no boat, no candle, no postacards, no massage”.

La quiete di Varanasi bene si accosta al senso di pace che fluisce quando capita di ripensare a Nirmal Hriday.

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