All'inizio di un nuovo anno si augura ogni bene, successo, prosperità e altro. Si finisce quasi sempre insoddisfatti e si evitano i bilanci. Nonostante la fama di "anno bisesto, anno funesto" il 2008 è stato un anno di svolta. Importante quindi. Da ricordare, senza alcun rimpianto per il passato e cercando di vivere, sempre, il presente.
Auguri a tutti i navigatori che hanno dedicato un poco del loro tempo per visitare questo blog (quest'anno le visite sono state più di 2.000). Grazie e continuate a farlo nel 2009!
mercoledì 31 dicembre 2008
mercoledì 24 dicembre 2008
Auguri di Natale
Probabilmente ho deluso chi ho incontrato dopo il mio ritorno perchè ho di fatto evitato di rispondere alla domanda (classica) "ma allora come ti sei trovato?" Non per fare il prezioso, ma non ho davvero una risposta che mi convinca e c'è bisogno di qualche tempo per mettere in fila sensazioni, riflessioni e razionalità.
Ho incominciato a rivedere le foto e mi ha subito catturato il sorriso di Israel. Anche questa volta ho trovato molto difficile scattare fotografie a Nirmal Hriday perché è facile cadere nella trappola di sfruttare la chiave del compatimento (e mancare così di rispetto) in cambio di un complimenti per la "bella foto". Israel ha preteso di essere fotografato e ha sfoggiato il suo impareggiabile sorriso con cui combatte da due anni la paresi alle gambe che i medici non sono riusciti a curargli e che lo costringe a stare sdraiato tutto il giorno.
Questa fotografia mi piace perché esprime proprio quella volontà e caparbietà di vivere che vince nella casa dei moribondi, sorprendendo e denudando i nostri pregiudizi e il comune buon senso. E ti contagia.
Ecco, forse il sorriso di Israel è una buona risposta alla domanda "ma allora come ti sei trovato?"
Il nuovo anno ci doni la pace che, nascendo da una speranza sempre rinnovata, ci spinge sempre avanti. Auguri!
Ho incominciato a rivedere le foto e mi ha subito catturato il sorriso di Israel. Anche questa volta ho trovato molto difficile scattare fotografie a Nirmal Hriday perché è facile cadere nella trappola di sfruttare la chiave del compatimento (e mancare così di rispetto) in cambio di un complimenti per la "bella foto". Israel ha preteso di essere fotografato e ha sfoggiato il suo impareggiabile sorriso con cui combatte da due anni la paresi alle gambe che i medici non sono riusciti a curargli e che lo costringe a stare sdraiato tutto il giorno.
Questa fotografia mi piace perché esprime proprio quella volontà e caparbietà di vivere che vince nella casa dei moribondi, sorprendendo e denudando i nostri pregiudizi e il comune buon senso. E ti contagia.
Ecco, forse il sorriso di Israel è una buona risposta alla domanda "ma allora come ti sei trovato?"
Il nuovo anno ci doni la pace che, nascendo da una speranza sempre rinnovata, ci spinge sempre avanti. Auguri!
sabato 20 dicembre 2008
Ritorno
giovedì 18 dicembre 2008
Shopping
Ultimo giovedì e quindi shopping accompagnato da un piatto di fusilli al pomodoro a Pizza Hut (lo so, ho letteralmente sbracato!).
Uno dei must delle compere è Curio, a New Market. Soprannominato anche "volpacchiotto" per via del volto appuntito con occhiali a lenti divergenti, è stranoto fra gli italiani che penso rappresentino una buona fetta del suo giro di affari. Indubbiamente ci sa fare. Accoglienza con ottimo chai, quattro chiacchiere in anglo-italiano e poi via con l'esposizione della merce, dal Ganesh in sandalo all'argento, dalla statua di Buddha alle tre sciemmiette nonvedononsentononparlo. Gran finale con pashmine, the e incenso. Globalmente è piacevole anche se quando capisce che stai partendo e, quindi, è la tua ultima visita, non ti lascia andare per piazzarti il last minute. Cambia anche gli euro anche se tende a raggranellare qualche rupia rispetto al mercato. Quindi, è consigliabile verificare prima il tasso a Sudder Street.
Finale a gironzoli fra i vicoli di Rippon Street, con qualche scatto interessante.
Uno dei must delle compere è Curio, a New Market. Soprannominato anche "volpacchiotto" per via del volto appuntito con occhiali a lenti divergenti, è stranoto fra gli italiani che penso rappresentino una buona fetta del suo giro di affari. Indubbiamente ci sa fare. Accoglienza con ottimo chai, quattro chiacchiere in anglo-italiano e poi via con l'esposizione della merce, dal Ganesh in sandalo all'argento, dalla statua di Buddha alle tre sciemmiette nonvedononsentononparlo. Gran finale con pashmine, the e incenso. Globalmente è piacevole anche se quando capisce che stai partendo e, quindi, è la tua ultima visita, non ti lascia andare per piazzarti il last minute. Cambia anche gli euro anche se tende a raggranellare qualche rupia rispetto al mercato. Quindi, è consigliabile verificare prima il tasso a Sudder Street.
Finale a gironzoli fra i vicoli di Rippon Street, con qualche scatto interessante.
mercoledì 17 dicembre 2008
Inizia a far freddo
Da due giorni fa freddino, diremmo noi. Ecco allora i primi focolari fumosissimi lungo le strade e gli indiani infagottati con sciarpe, scialli, coperte, passamontagna e (udite, udite) qualcuno chiude i finestrini sull'autobus. In effetti è meglio munirsi di una felpa al mattino presto e di sera.
Alcuni negozi in centro vendono abeti verde plastica e sono comparse le prime luminarie.
Nella chiesa di St. James quasi ogni sera prova dei canti di Natale: Merry, Merry Christmas and Happy New Year!
Alcuni negozi in centro vendono abeti verde plastica e sono comparse le prime luminarie.
Nella chiesa di St. James quasi ogni sera prova dei canti di Natale: Merry, Merry Christmas and Happy New Year!
Auguri!
Ecco un augurio insolito, farcito di una sana e autentica cattiveria, che un volontario (italiano) ha rivolto ad un suo conterraneo: "Che ti venga una diarrea fulminante quando stai per decollare (ovvero quando non ci si può alzare) e, soprattutto, ti venga un attacco di malaria il giorno di Natale!"
Niente male, vero?
Niente male, vero?
martedì 16 dicembre 2008
Meno cinque
Giornata piena a Kalighat. Quante volte ho iniziato così il diario (quasi) quotidiano. Ormai siamo agli sgoccioli. A chi mi domanda se desidero tornare a casa, la risposta è si. Cinque settimane sono lunghe da passare. Tuttavia oggi mentre entravo a Nirmal Hriday è comparso un velo di rimpianto. Non si ripeterà.
domenica 14 dicembre 2008
Messa a Kalighat
Oggi ultima messa domenicale a Kalighat. Ho scattato un paio di fotografie (con il permesso di sister Anila, of course). Ho cercato di prendere nota di uno dei ricordi più intensi, sia di questo che del soggiorno precedente. E' la semplicità della Parola che diviene concreta e tangibile in un luogo dove sono radunati alcuni dei più poveri fra i poveri, dove una piccola azione come riempire un bicchiere d'acqua o chiamare un sorriso offrendo il proprio è di fatto condivisione e sollievo, compassione per quanto fugace e momentanea.
Beh, diciamolo, in questa ultima domenica emerge già il profumo di una esperienza come questa. Un autentico privilegio, difficile da comprendere e da vivere come meriterebbe.
Beh, diciamolo, in questa ultima domenica emerge già il profumo di una esperienza come questa. Un autentico privilegio, difficile da comprendere e da vivere come meriterebbe.
Mulino Bianco
Preannuncia il suo arrivo con un paio di trilli di campanello. Parcheggiata la bicicletta estrae il pane e lo appoggia sull'apposita assicella. Poi sfodera un coltello dalla lama affilata e con precisione artigianale affetta il pane che presto, dorato e profumato dalla tostatura, allieterà la colazione degli ospiti di Monica's house. Mulino Bianco a Calcutta!
venerdì 12 dicembre 2008
La signora Pidocchi
giovedì 11 dicembre 2008
Giovedì, pomeriggio di vacanza
Giro in centro dove incominciano ad apparire le prime decorazioni natalizie. Mi dicono che con la seconda settimana di Dicembre saremo in pieno clima festivo.
Per ritornare a Mother House ho preso ancora una volta la via che attraversa il quartiere muslim. L'atmosfera cruda intimorisce e attrae. Ho scattato alcune foto d'ambiente che posto qui di seguito.
Alle sei ci siamo trovati in un piccolo gruppo di italiani presso la tomba di Madre Teresa per recitare il Rosario e per salutare Gaudia che torna domani mattina in Italia.
E poi web per finire il pomeriggio di vacanza con un profumo di casa.
Per ritornare a Mother House ho preso ancora una volta la via che attraversa il quartiere muslim. L'atmosfera cruda intimorisce e attrae. Ho scattato alcune foto d'ambiente che posto qui di seguito.
Alle sei ci siamo trovati in un piccolo gruppo di italiani presso la tomba di Madre Teresa per recitare il Rosario e per salutare Gaudia che torna domani mattina in Italia.
E poi web per finire il pomeriggio di vacanza con un profumo di casa.
mercoledì 10 dicembre 2008
La troupe
Oggi è venuta una troupe televisiva giapponese. Temo che il programma per cui stavano filmando si chiami “Nightmare before Christmas”. Intervista alla superiora e poi via con le inquadrature a pazienti, il paziente che saluta con la mano, il bravo volontario che massaggia il paziente che sorride soddisfatto, e via di questo passo. Ad un certo punto abbiamo detto basta. “No film, no here, please!”
Se volete filmare venite qui almeno per un mese e forse, conoscendo la sofferenza e l'umiliazione di ciascuno, sarete capaci di uscire dagli stereotipi del bravo volontario bianco che salva il povero.
Rabbia! Ma perché mai le Missionarie della Carità permettono questo? Forse la risposta è ovvia.
Se volete filmare venite qui almeno per un mese e forse, conoscendo la sofferenza e l'umiliazione di ciascuno, sarete capaci di uscire dagli stereotipi del bravo volontario bianco che salva il povero.
Rabbia! Ma perché mai le Missionarie della Carità permettono questo? Forse la risposta è ovvia.
La festa delle mucche
Ieri giorni di festa per i musulmani a Kolkata. Ho fatto due passi nel quartiere muslim e ho potuto osservare un gran numero di mucche in mostra, vive e macellate.
Globalmente un'atmosfera un poco sanguigna che rendeva circospetti i miei passi, anche perché ero davvero l'unico forestiero.
Quando poi, dopo aver fotografata questa macelleria il padrone si è affacciato all'uscio con i coltelli in mano per vedere chi fosse l'intruso, ebbene ho salutato e con passo spedito me ne sono tornato a Monica's house.
domenica 7 dicembre 2008
Partenza di un volontario
Dopo tre mesi di volontariato a Kalighat, Christian è tornato in Italia. Ricorderò sempre il suo sorriso accogliente quando, appena arrivato a Monica's House, ho bussato alle 3 di notte alla sua porta.
La cerimonia della partenza prevede un momento in cui tutti i volontari cantano una breve canzone:
"Ti ringraziamo nel nostro cuore
Ci mancherai
Ti benediciamo".
Difficile per chi parte resistere alla commozione!
giovedì 4 dicembre 2008
Come ho passato gli ultimi giorni?
Giornate piene a Kalighat. Nel pomeriggio sto cercando di applicarmi anche a lavori "ordinari" per evitare di recitare la parte del “dottore”, l'holy doc come mi chiamava scherzosamente Rosalia, una ragazza spagnola di Tenerife, che alloggiava a Monica's House.
Poiché, come diceva Madre Teresa, la santità inizia dall'umiltà, in pratica ho cominciato a distribuire le medicine, applicare il benzoato ai due pazienti con la scabbia, stendere e raccogliere i panni e, soprattutto, piegarli. Ieri, mi sono lasciato andare e ho cambiato un paziente che si era orinato in branda e mi sono associato alla catena del lavaggio scodelle. Sono attività che altri svolgono quotidianamente. Io le ho sempre, diciamo così, "aggirate" e penso mi faccia bene applicarmi anche perché mi costa. E questa è una buona cosa.
Ho fatto anche da cicerone ad un gruppo di triestini in visita a Nirmal Hriday.
Poiché, come diceva Madre Teresa, la santità inizia dall'umiltà, in pratica ho cominciato a distribuire le medicine, applicare il benzoato ai due pazienti con la scabbia, stendere e raccogliere i panni e, soprattutto, piegarli. Ieri, mi sono lasciato andare e ho cambiato un paziente che si era orinato in branda e mi sono associato alla catena del lavaggio scodelle. Sono attività che altri svolgono quotidianamente. Io le ho sempre, diciamo così, "aggirate" e penso mi faccia bene applicarmi anche perché mi costa. E questa è una buona cosa.
Ho fatto anche da cicerone ad un gruppo di triestini in visita a Nirmal Hriday.
Un'esperienza da non mancare
Percorso da AJC Bose Road (dove alloggio) fino a Kalighat. Quarantacinque minuti unici per sole 6 rupie (meno di 10 cent).
Le immagini sono state riprese al mattino,quando freschi e riposati, si sorride volentieri. Il ritorno alla sera e' un autentico tormento e la calca rende impossibile ogni tentativo di ripresa.
Le immagini sono state riprese al mattino,quando freschi e riposati, si sorride volentieri. Il ritorno alla sera e' un autentico tormento e la calca rende impossibile ogni tentativo di ripresa.
Una fotografia per non farci l'abitudine
Un appunto prima di dimenticarmene.
Internet café. Una signora chiede dove è il bagno. Risposta a voce alta del gestore: “For the short or for the long? The short is ok. For the long there isn't water!”
domenica 30 novembre 2008
Non preoccupatevi
In seguito alle notizie di Mumbai, arrivano messaggi per sapere come sto. Grazie. Qui a Calcutta tutto tranquillo. Sono solo comparsi un po' di soldati dall'aria svogliata con tanto di tuta mimetica e schioppo.
Del resto penso di essere quasi al sicuro frequentando tutto il giorno un posto che si chiama Casa dei Moribondi e dormendo in una stanza per quattro dove e' un momento di follia poter evere una doccia calda.
Grazie a tutti del Vostro pensiero.
Del resto penso di essere quasi al sicuro frequentando tutto il giorno un posto che si chiama Casa dei Moribondi e dormendo in una stanza per quattro dove e' un momento di follia poter evere una doccia calda.
Grazie a tutti del Vostro pensiero.
Kalighat
Forse ho capito che cosa e' Kalighat. Un uomo di 40-50 anni se ne e' andato subito dopo essere arrivato. Edema polmonare, probabilmente dovuto ad un infarto. Abbiamo anche tentato di rianimarlo ma non ce l'ha fatta. Mi è sembrato strano appoggiare il fonendo e non sentire il battito cardiaco. Gli ho chiuso le palpebre. “Potevano agire subito”. Questo il cruccio di Doris, un infermiera altoatesina. Non penso anche agendo subito avremmo potuto cambiare il destino di quell'uomo. Il suo destino era scritto. Invece di morire per strada è deceduto in una branda e c'è stato chi ha tentato di prendersi cura di lui, ha forse percepito la passione dei nostri sforzi di tenerlo in vita, ha certamente sentito la nostra commozione e il pianto di Doris. Forse questo è proprio lo spirito di Nirmal Hriday.
giovedì 27 novembre 2008
Oggi riposo
Giornate piene a Nirmal Hriday. Si inizia subito alle otto fino a mezzogiorno. Poi pausa spuntino (mandarini, banane, o mele comprate nel mercato locale), lettura e pisolino sulle panche (ho imparato dai giapponesi: basta rannicchiarsi e non pretendere di girarsi). Poi due pensieri di fronte al Crocefisso che domina Nirmal Hriday.
Martedi' scorso, quando sono arrivato a Nirmal Hriday il mio sguardo è subito corso alla branda numero 11. Vuota. Non e' raro ma e' sempre uno scossone alle proprie certezze di invulnerabilita'. “Perché?” ho chiesto a Sister Anila. Lei mi ha risposto che era la volontà di Dio. Mi domando se Dio non l'abbia dovuto accogliere solo perché non siamo stati capaci di amarlo.
Giornate piene, un po' fuori del mondo, con il timore di interiorizzare e di assuefarsi.
Mi hanno domandato: "Come ti trovi questa volta?". Ho risposto che era diverso. "Per forza, l'altra volta non avevi capito niente. cominci a comprendere la realtà. La prossima volta entrerai nella ferita."
Martedi' scorso, quando sono arrivato a Nirmal Hriday il mio sguardo è subito corso alla branda numero 11. Vuota. Non e' raro ma e' sempre uno scossone alle proprie certezze di invulnerabilita'. “Perché?” ho chiesto a Sister Anila. Lei mi ha risposto che era la volontà di Dio. Mi domando se Dio non l'abbia dovuto accogliere solo perché non siamo stati capaci di amarlo.
Giornate piene, un po' fuori del mondo, con il timore di interiorizzare e di assuefarsi.
Mi hanno domandato: "Come ti trovi questa volta?". Ho risposto che era diverso. "Per forza, l'altra volta non avevi capito niente. cominci a comprendere la realtà. La prossima volta entrerai nella ferita."
domenica 23 novembre 2008
Non sembrerebbe domenica se non ci fosse la messa delle 10 a Nirmal Hriday. Oggi è venuto il neo-ordinato Padre Jacob. Il Vangelo è stato molto calzante: offri da bere e mangiare a chi ha sete e fame, vesti chi è nudo, conforta chi è solo e ammalato. Ho trovato un riscontro e un senso in queste parole e ho provato un sentimento di pace durante la celebrazione Eucaristica.
Proprio perché è domenica un passaggio da Flurys iin Park Street è doveroso. Giusto per un the e un fetta di Sacher (versione indiana senza marmellata di albicocche). Una piccola annotazione da verificare:il servizio era tutt'altro che impeccabile; camerieri immusoniti e con le bluse visibilmente macchiate. Attenzione Flurys alla prossima prova del croissant.
Proprio perché è domenica un passaggio da Flurys iin Park Street è doveroso. Giusto per un the e un fetta di Sacher (versione indiana senza marmellata di albicocche). Una piccola annotazione da verificare:il servizio era tutt'altro che impeccabile; camerieri immusoniti e con le bluse visibilmente macchiate. Attenzione Flurys alla prossima prova del croissant.
sabato 22 novembre 2008
Oggi la prima messa di Padre Jacob, un sacerdote indiano ordinato ieri. Grande festa alla nessa delle 6:00 a Mother House con canti in lingua locale che rivestono in modo particolare la cerimonia.
A Nirmal Hriday c'è la visita di una scolaresca. Sono ragazze attente, rispettose, curiose. Vogliono sapere e intervistano le Sister e i volontari. “Da dove vieni?”, “Perché sei qui?” “Ti piace questo posto?” “Perché sorridi?”. Rispondo che un sorriso è meglio di una pillola. Forse finisco nel giornalino della scuola. Poi si offrono di portare il cibo e soppiantano i volontari. E' un bel momento e mi sento di scattare una fotografia.
A Nirmal Hriday c'è la visita di una scolaresca. Sono ragazze attente, rispettose, curiose. Vogliono sapere e intervistano le Sister e i volontari. “Da dove vieni?”, “Perché sei qui?” “Ti piace questo posto?” “Perché sorridi?”. Rispondo che un sorriso è meglio di una pillola. Forse finisco nel giornalino della scuola. Poi si offrono di portare il cibo e soppiantano i volontari. E' un bel momento e mi sento di scattare una fotografia.
venerdì 21 novembre 2008
E una settimana se ne e' andata
Il risveglio è all'insegna del cattivo umore. Prendo tempo a letto, non perché abbia sonno: semplicemente non ho voglia di alzarmi.
Quando arrivo a Kalighat c'è un vecchietto con la febbre alle stelle e un accenno di convulsioni. Inizio a fargli impacchi di acqua ghiacciata. E mentre mi prodigo ecco che vengo pizzicato da una zanzara. Mosquito, come dicono qui. Proprio a Kalighat! Malaria, dengue o che altro, mi domando. Ormai è fatta e rimango lì con il vecchietto e la zanzara, ammirata per la mia dedizione, colpisce ancora. Cominciamo a contare i giorni e iniziamo la profilassi con clorochina. Il secondo paziente mi accoglie scuotendo la testa. Mi fa segno che va male e infatti l'odore è di cattivo presagio. Lo pulisco al meglio, compatibilmente con il suo dolore, lo medico e speriamo di aver ripagato degnamente il male che gli ho procurato.
E' poi il turno del trentenne con un enorme ascesso al gluteo sinistro. Il medico indiano con un colpo deciso gli apre un foro e incominciano ad uscire sangue e grumi di pus. Alla fine ce ne è abbastanza per fare un mezzo litro abbondante. Il poveretto va in ipotensione e solo dopo un'ora riprende un aspetto dignitoso. Comunque il suo problema dovrebbe essere risolto.
Per premio un bel caffè con la moka da Teresa, così gentile da scacciare tutto e riempire il cuore. Mi rimane la domanda se questa giornata ha avuto un gran senso.
Quando arrivo a Kalighat c'è un vecchietto con la febbre alle stelle e un accenno di convulsioni. Inizio a fargli impacchi di acqua ghiacciata. E mentre mi prodigo ecco che vengo pizzicato da una zanzara. Mosquito, come dicono qui. Proprio a Kalighat! Malaria, dengue o che altro, mi domando. Ormai è fatta e rimango lì con il vecchietto e la zanzara, ammirata per la mia dedizione, colpisce ancora. Cominciamo a contare i giorni e iniziamo la profilassi con clorochina. Il secondo paziente mi accoglie scuotendo la testa. Mi fa segno che va male e infatti l'odore è di cattivo presagio. Lo pulisco al meglio, compatibilmente con il suo dolore, lo medico e speriamo di aver ripagato degnamente il male che gli ho procurato.
E' poi il turno del trentenne con un enorme ascesso al gluteo sinistro. Il medico indiano con un colpo deciso gli apre un foro e incominciano ad uscire sangue e grumi di pus. Alla fine ce ne è abbastanza per fare un mezzo litro abbondante. Il poveretto va in ipotensione e solo dopo un'ora riprende un aspetto dignitoso. Comunque il suo problema dovrebbe essere risolto.
Per premio un bel caffè con la moka da Teresa, così gentile da scacciare tutto e riempire il cuore. Mi rimane la domanda se questa giornata ha avuto un gran senso.
giovedì 20 novembre 2008
Oggi vacanza (rieditato)
Giovedì è giorno di vacanza per i volontari. Quindi gita in centro. Si inizia con un espresso Lavazza da 50 rupie proprio dietro a Sudder Street. Ben concentrato, è solo troppo acidulo. Poi Sudder Street, la via dei volontari e degli stranieri. Ogni 50-100 passi ci si ferma per convenevoli con altri volontari in libera uscita.. Proprio a fianco del Hotel Maria c'è un “posto di ristoro” dove molti si fermano a mangiare (io non lo farei mai e poi mai). Un rickshaw man (altrimenti noto come uomo cavallo) insiste per portarci a Mother House. Gli compro per 50 rupie il campanello e fiero del mio trofeo nello zaino continuo il giro accompagnato dal mio sommesso scampanellio. New Market è meno affollato di quanto ricordi, forse perchè le 11:00 del mattino non è l'ora di punta. Anche i procacciatori sono meno insistenti del solito. Sono insieme a Laura (Genova) e Gaudia (Besana Brianza), appena arrivate da Dajerliing, una ragazza austriaca e Christian. Andiamo a comprare fusilli Ponte, olio Sasso, wurstel Tulip e pomodori freschi per farci una pasta fresca per cena.
Puntata finale da Curio per cambiare i soldi. Lo ritrovo sempre ben nutrito, florido. E' un buon venditore, gentile, ci offre un ottimo chai con la cannella e piazza una pashmina e un braccialetto d'argento (non antico, “vecchio”, dice lui). Pranzo da un cinese. Già non mi piacciono in Italia perché li reputo sporchi, figuriamoci qui. Denuncio di essere affetto da gastroenterite e proclamo a voce alta: “Diarrhea, much diarrhea” prima di ordinare del riso bianco, semplice riso bianco. Il gestore mi compatisce e me la cavo con 20 rupie. Non prendo nulla invece in un altro locale nella via che congiunge New Market con Sudder Street (proprio a fianco del Lytton – ah, che nostalgia!). Mi dicono sia famoso per il caffè freddo ma io non so dare conferma.
Questa giornata invece di giovarmi mi ha stancato e innervosito per la sua inutilità. Che differenza c'è fra fare due passi nel centro di Kolkata e all'Arengario? Vado a letto di cattivo umore e fatico a prendere sonno anche perché fa caldo e nel sacco lenzuolo si suda.
mercoledì 19 novembre 2008
Niente foto
Al momento mi e' difficile fotografare. Non trovo il tempo e la concentrazione.
Cerco di tamponare la carenza con una foto ripresa all'interno di un autobus.
Ci vogliono almeno 30-45 minuti per andare a Kalighat. Tutto vibrazioni, clacson, spintoni, frenate brusche (non e' necessario avvisare di tenersi ben attaccati). I momenti clou sono la salita e la discesa. Un rapido cenno d'intesa con il bigliettaio appeso fuori dalla porta a caccia di passeggeri e il mezzo accenna a fermarsi. Ma non si ferma sempre: spesso rallenta solo e si deve salire al volo. Piu' problematica la discesa. Ti devi avvicinare e allora il bigliettaio batte tre colpi contro la porta (e' la prenotazione). Il mezzo si ferma e bisogna scendere rapidamente. Meglio essere i primi, perche' se non c'e' chi sale con un ruggito il potente Tata riparte.
Ci vogliono almeno 30-45 minuti per andare a Kalighat. Tutto vibrazioni, clacson, spintoni, frenate brusche (non e' necessario avvisare di tenersi ben attaccati). I momenti clou sono la salita e la discesa. Un rapido cenno d'intesa con il bigliettaio appeso fuori dalla porta a caccia di passeggeri e il mezzo accenna a fermarsi. Ma non si ferma sempre: spesso rallenta solo e si deve salire al volo. Piu' problematica la discesa. Ti devi avvicinare e allora il bigliettaio batte tre colpi contro la porta (e' la prenotazione). Il mezzo si ferma e bisogna scendere rapidamente. Meglio essere i primi, perche' se non c'e' chi sale con un ruggito il potente Tata riparte.
Il viaggio continua
17 Novembre 2008
"Che cosa ci faccio qui?"
La mattina a Nirmal Hriday è trascorsa seguendo la scia di questo pensiero e mi e' sembrato di riscoprire l'emozione di offrire.
Nel pomeriggio iscrizione. Bisogna andare a Shishu Bavan, a poche centinaia di metri da Mother House. Non c'era Sister Karina perché ammalata. In sostituzione Sister Margaret, dolce e sorridente come tutti i coreani.
"Che cosa ci faccio qui?"
La mattina a Nirmal Hriday è trascorsa seguendo la scia di questo pensiero e mi e' sembrato di riscoprire l'emozione di offrire.
Nel pomeriggio iscrizione. Bisogna andare a Shishu Bavan, a poche centinaia di metri da Mother House. Non c'era Sister Karina perché ammalata. In sostituzione Sister Margaret, dolce e sorridente come tutti i coreani.
Il giaciglio
“Che cosa sei disposto a dare?”
Ebbene la missione non è romanticismo. E' un continuo offrirsi, mettere in gioco la propria disponibilità dai disagi minimi fino ad arrischiare la propria salute.
Francamente sono impreparato.
Buffo e imbarazzante momento di volontariato. Sono arrivati 3 esterni con ferite ai piedi. Allora mi hanno messo proprio all'entrata e lì ho cominciato a pulire piedi e ferite. In vetrina, sotto gli occhi di un pubblico attento. Speriamo giudice benevolo. Certo se penso che bisognerebbe rimanere nell'ombra...
Dopo una giornata piena a Kalighat ci voleva un ristorante italiano (Ice and Fire. Io che ho sempre dichiarato a voce alta che mangiare gli spaghetti fuori dall'Italia era da idioti e che bisogna adattarsi al cibo locale, dopo tre giorni di riso scotto e verdure bollite (“vegetables” suona meglio), consigliato da una bergamasca che mi ha assicurato “Sono buoni”(quelli di Bergamo sanno cosa sono gli spaghetti?), ebbene ho ordinato un piatto di spaghetti al pomodoro. Ebbene non erano scotti: questo e la fame hanno fatto sì che li mangiassi tutti nonostante il pomodoro fosse in realtà una salsa indegna. Ottima come sempre la Kingfisher, birra indiana di gran classe (non conosco altre marche, sia inteso).
Simpatica la conclusione della serata quando una volontaria, dall'accento ticinese, non ha voluto dividere e ha pagato solo la sua pizza (240 rupie) a fronte di un costo medio di 380 rupie (7 euri). Niente di grave. Avendoci allietato la serata con i racconti delle sue opere di misericordia fra Calcutta, Cambogia e altri paesi forse avrebbe meritato il pasto gratuito.
19 Novembre 2008
La notizia del giorno è la partenza di padre Agostino, sudcoreano che avevamo incontrato già a Febbraio scorso. Dopo un anno torna nel suo paese, stanco ma felice (come parrebbe proprio). Messa a Nirmal Hriday e festa di ringraziamento. Commozione mal trattenuta al canto di saluto: ti ringraziamo con il cuore, ti abbiamo nel cuore, ci mancherai e ti benediciamo.
Beh, verrebbe da dire che la Chiesa ha un buon pastore (e non solo per le pecorelle sudcoreane).
domenica 16 novembre 2008
Alla fine sono arrivato. Alle 3 di notte ho subito riconosciuto l'odore della città, il caldo umido, le zanzare, lo smog visibile alla luce dei fari delle automobili. Non c'erano i corvi ad accogliermi: troppo presto. Ne ho visto un gruppetto che si spartiva un succulento ratto di 30-35 centimetri, vittima del traffico.
Monica House certo non è il Lytton. Si trova nel complesso della chiesa di St. James. E' in ristrutturazione e quindi un assonnato Bobby mi accompagna in una dependance (diamole un tono) con un sano profumo di disinfettante ospedaliero.
Mi invita a coricarmi in una stanza con 6 brande. Sarei solo. Anche alla luce tenue il materasso mi pare inaccettabile. Mi faccio forza e impongo di accedere alla stanza provvisoriamente definitiva, a costo di svegliare Christian. Busso e un meraviglioso accento veneto mi accoglie. Inizia così questo soggiorno. Due brande in 15 metri quadri, con bagno annesso e doccia solo ad acqua fredda. Provvisoria perché è previsto di tornare a Monica House non appena terminano i lavori, definitiva perché i lavori sono molto a rilento.
Alle sei e mezza di nuovo in piedi con l'assordante, familiare crocidare dei corvi a cui si uniscono i latrati dei cani e il canto del gallo (che non poteva mancare). Colazione con the bollente nero e pane tostato. Poi corriera 45B per Kalighat.
L'effetto rientro è meno intenso del previsto. Pare non siano trascorsi più di otto mesi. Mi oriento subito. Due ospiti mi riconoscono e mi salutano. L'hanno scampata. Uno mi abbraccia. Sister Amila mi da il suo benvenuto e si comincia. Sono un po' arrugginito e ho la sensazione di trovarmi in un area confusa fra il ricordo e la realtà. Mi accorgo che lo sguardo cerca i segni e i volti che ho lasciato. Probabilmente è questione di tempo, un residuo del primo giorno e passerà presto.
Alla Messa delle 10:00 si parla di talenti di mettere a frutto. Speriamo sia di buon auspicio.
Monica House certo non è il Lytton. Si trova nel complesso della chiesa di St. James. E' in ristrutturazione e quindi un assonnato Bobby mi accompagna in una dependance (diamole un tono) con un sano profumo di disinfettante ospedaliero.
Mi invita a coricarmi in una stanza con 6 brande. Sarei solo. Anche alla luce tenue il materasso mi pare inaccettabile. Mi faccio forza e impongo di accedere alla stanza provvisoriamente definitiva, a costo di svegliare Christian. Busso e un meraviglioso accento veneto mi accoglie. Inizia così questo soggiorno. Due brande in 15 metri quadri, con bagno annesso e doccia solo ad acqua fredda. Provvisoria perché è previsto di tornare a Monica House non appena terminano i lavori, definitiva perché i lavori sono molto a rilento.
Alle sei e mezza di nuovo in piedi con l'assordante, familiare crocidare dei corvi a cui si uniscono i latrati dei cani e il canto del gallo (che non poteva mancare). Colazione con the bollente nero e pane tostato. Poi corriera 45B per Kalighat.
L'effetto rientro è meno intenso del previsto. Pare non siano trascorsi più di otto mesi. Mi oriento subito. Due ospiti mi riconoscono e mi salutano. L'hanno scampata. Uno mi abbraccia. Sister Amila mi da il suo benvenuto e si comincia. Sono un po' arrugginito e ho la sensazione di trovarmi in un area confusa fra il ricordo e la realtà. Mi accorgo che lo sguardo cerca i segni e i volti che ho lasciato. Probabilmente è questione di tempo, un residuo del primo giorno e passerà presto.
Alla Messa delle 10:00 si parla di talenti di mettere a frutto. Speriamo sia di buon auspicio.
venerdì 14 novembre 2008
E' ora di tornare
venerdì 7 novembre 2008
martedì 4 novembre 2008
Autunno 2008
In queste ultime settimane ho ripreso a frequentare il parco e ritrovato intatta l'accoglienza della tolleranza, forse dell'indifferenza. Comunque accoglienza.
Clicca l'immagine per accedere alla gallery di 13 fotografie
giovedì 30 ottobre 2008
Ad occhi aperti
Avevo già scritto un un precedente post di questa esperienza di set fotografico per la copertina del DVD del corto "Ad occhi aperti", prodotto dal Gruppo Intervento di Monza e presentato al VI Festival del Cinema Nuovo di Gorgonzola.
La storia è semplice. La fantasia ci permette di abbandonare temporaneamente la dimensione condivisa che chiamiamo realtà e di librarci là dove ci porta il desiderio. Non è fuga o rifugio: è vivere la nostra dimensione personale, intima. Il corto ha ottenuto il premio alla miglior regia.
Per accedere alla gallery di 7 fotografie, clicca l'immagine.
domenica 26 ottobre 2008
mercoledì 22 ottobre 2008
giovedì 16 ottobre 2008
domenica 12 ottobre 2008
Autunno in B&W
lunedì 6 ottobre 2008
La via dei colori si sta illuminando
sabato 4 ottobre 2008
venerdì 3 ottobre 2008
lunedì 29 settembre 2008
Ad occhi aperti
Il Gruppo Intervento si occupa di sostegno alla disabilità. Oltre all'impegno quotidiano (e già questo sembrerebbe bastare) hanno pensato bene di realizzare un video intitolato "Ad occhi aperti", dove i loro amici hanno liberato un'incredibile espressività ed emotività interpretando una storia continuamente in sospeso fra la realtà e il sogno.
Il film è stato selezionato al Festival del Cinema Nuovo, che si svolgerà a Gorgonzola dal 15 al 18 ottobre. Mi hanno chiesto di realizzare la copertina del DVD e ieri c'è stato il set (si dice così?) fotografico con due protagoniste. E' stata un bella esperienza, dove il "bello" è stato tutt'altro che banale. Emotivamente piacente, come il film, coinvolgente. Chapeau!
Il film è stato selezionato al Festival del Cinema Nuovo, che si svolgerà a Gorgonzola dal 15 al 18 ottobre. Mi hanno chiesto di realizzare la copertina del DVD e ieri c'è stato il set (si dice così?) fotografico con due protagoniste. E' stata un bella esperienza, dove il "bello" è stato tutt'altro che banale. Emotivamente piacente, come il film, coinvolgente. Chapeau!
giovedì 25 settembre 2008
Back to Varanasi
martedì 16 settembre 2008
Notizie da Calcutta
Recentemente ho avuto modo di abbracciare una persona che ho incontrato a Calcutta e che mi è diventata davvero cara. Le ho domandato notizie su quanto avevo lasciato. Non dovevo. Prima di incontrarla, mi ero più volte ripromesso di evitare l'argomento. Ma non ho saputo (e, per dirla tutta, neppure voluto) resistere. E così ho appreso che lo stoico uomo con le ustioni sta bene mentre babu Dadu, il sommergibilista e Aji, il ragazzo che aveva scampato la polmonite, hanno lasciato e vinto ogni sofferenza e le loro anime sono ora libere. La commozione è stata acuta, inevitabilmente forte, una stretta che dalla gola offusca gli occhi e stordisce. Il knock out non ha lasciato però alcun alone di tristezza e di rammarico. Oggi, ripensare a loro, che sento fratelli, mi spinge piuttosto a sorridere e il ricordo finale, vincente è la risata, prolungata e coinvolgente, di Aji che mi prende in giro mentre disegno sul suo album il volto di una sister.
Namaste.
domenica 14 settembre 2008
Buon compleanno, NeverOnSunday!
Un anno fa apriva il blog. In realtà è stato un falso blog perché, verificata nei primi giorni una certa confusione sui commenti, ho tolto la possibilità di postarli. Forse, dopo 2.500 contatti e quasi 6.000 pagine visitate, era il caso di ripensarci e quindi da oggi chiunque può lasciare un commento.
E con questa innovazione continua questa esperienza che mi ha aperto una porta di comunicazione. E c'è sempre bisogno di tenerne aperta almeno una!
E con questa innovazione continua questa esperienza che mi ha aperto una porta di comunicazione. E c'è sempre bisogno di tenerne aperta almeno una!
Acqua frizzante per tutti!
sabato 13 settembre 2008
Il giorno delle prove
Gran fermento a Monza per l'annuale appuntamento con il Gran Premio. Un giro in bicicletta per dare un'occhiata era d'obbligo.
Parecchia gente nonostante il tempo. Traffico ordinato anche per il grande spiegamento di forze in campo. Grande spiegamento anche di bagarini, dall'inconfondibile accento campano, a presidio di ogni entrata e tatticamente disposti, in continuo collegamento cellulare, su tre fasce con prezzi variabili a seconda della distanza dall'ingresso. Piccolo appunto di cronaca. Al Mirabello c'era una installazione tutta campana del gioco delle tre campanelle in attesa di un babbione; poco distante tre agenti della polizia locale brianzola discutevano animatamente delle indennità, recentemente riconosciute loro dal Comune per il disagio dovuto ai massacranti turni di lavoro.
Un'Italia divisa o siamo sempre uniti dall'individualità?
La risposta può aspettare; adesso iniziano le prove!
Parecchia gente nonostante il tempo. Traffico ordinato anche per il grande spiegamento di forze in campo. Grande spiegamento anche di bagarini, dall'inconfondibile accento campano, a presidio di ogni entrata e tatticamente disposti, in continuo collegamento cellulare, su tre fasce con prezzi variabili a seconda della distanza dall'ingresso. Piccolo appunto di cronaca. Al Mirabello c'era una installazione tutta campana del gioco delle tre campanelle in attesa di un babbione; poco distante tre agenti della polizia locale brianzola discutevano animatamente delle indennità, recentemente riconosciute loro dal Comune per il disagio dovuto ai massacranti turni di lavoro.
Un'Italia divisa o siamo sempre uniti dall'individualità?
La risposta può aspettare; adesso iniziano le prove!
martedì 9 settembre 2008
Le mani (2)
Le mani
che mi hanno atteso,
che mi hanno cullato,
che mi hanno accarezzato i capelli,
che mi hanno asciugato le lacrime,
che mi hanno imboccato,
che mi hanno lavato,
che mi hanno vestito,
che mi hanno accompagnato,
che mi hanno abbracciato forte,
che hanno pulito le mie ferite,
che hanno cucito i miei vestiti,
che hanno cucinato i miei piatti preferiti,
che hanno pregato per me,
che hanno intimidito le mie intemperanze,
Le mani che fremono per il peso degli anni,
le mani che non smettono di amarmi.
lunedì 8 settembre 2008
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